![]() |
| [via] |
Sto mica tanto bene. Dev'essere l'aria di polline piena come qualcos'altro. Dna in agitazione: dove conduce la mia elica? Non è essa sola a girare, anche qualcos'altro. Che delusione questo umore, questo etciù continuo che tormenta e riduce il naso a ravanello. Dov'è una camera con vista sul deserto? Ho ceduto: ho comprato l'olio d'Argan, così mi ammarocchino il viso, lo depongo alla corte della mezza età, l'età che non so bene se è l'età migliore, in vista della peggiore, oppure l'età peggiore per osservare la fine del meglio. Perché lo vedo il peggiore, lo vedo, lo tasto, lo constato, lo deduco: ne esce fuori una sorta di amaritudine che mi inebetisce (non inebria) come il chiodo di garofano e la cannella riscaldate nel vino (suffumigi): avessi il fisico per ubriacarmi, il fisico per godere molto più ora del patire dopo, eccovi la saggezza di un omino per bene, con l'ambizione di aver poco a che fare coi dolori e coi dottori, con le insanità locali e globali, con gli uffici comunali e gli ufficiali, i patronati e padroni, i sorrisi per grazia ricevuta e le rotture di coglioni. Libero. Non aver nient'altro da pensare se non a niente (non ho detto al niente). Il recupero dei passi e del pensiero buttato lontano da sé, nella vanità del mondo, avvicinare il fuori, allontanare il dentro, mescolarsi tra la perduta gente per riconoscersi, per ritrovare il nome.

Quando scrivi sei in uno stato di grazia.
RispondiEliminaÈ uno dei più bei complimenti che abbia ricevuto. Grazie.
RispondiEliminaE tanto più di grazia, si direbbe, quanto più in disgrazia, ma non che in questo tu sia particolarmente originale; qualcuno deve aver detto "quando si sta bene si vive, quando si sta male si scrive" e se non l'ha detto, lo dico io.
RispondiEliminaBen altro tempo, grazia e mani di fata richiederebbe affrontare la questione di quanto ci scavi dentro, incistandovi malessere, la mostro-burocrazia impossibile da svicolare. Coraggio, e valvole scriverecce. Etciù, etciù!! (rinite allergica anch'io ;-))