Ha poco tempo, lo so, Monsignore -
EccoLe dunque in due parole
La sorte d'un che vuole
Fisso stando impalato
Di questo mondo da un costante lato
Vedere com'è fatta in faccia una
Gemella dell'altra faccia della Luna:
Per cui sia d'uopo contemplare il combinarsi
D'un triplice accidente -
Primum di lei che su se stessa ruota
Ora piena mostrandosi ed or vuota
Intanto che sull'asse immaginario
In lui persiste il nostro
Girarsi intorno solitario
E tuttavia satellite orbitando
Intorno al Sole fuoco sedentario -
E quanto a lei gli costa
Serva di servi intorno a noi girare
Affannandosi al passo
Dell'affannato e nostro gravitare:
Ora luce di perla ora nascosta
E invece è lì - lì esposta
Suo esserci e suo gelo
Sua nerezza nel blu del muto cielo
Intanto che noi pure
A quel vano cercarla compariamo
Un seme di sventure
19-23 luglio 1989
Giovanni Giudici, Fortezza, Mondadori, 1990.
Nota mia a margine.
Sua nerezza nel blu del muto cielo: provare a pronunciare questi versi in una notte serena senza luna e sentirsi invadere dalla sua presenza (o qualsiasi Altra Presenza).
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