Tutta questa escalation di stupri, unita a scoppi tremendi di violenza insensata, schifosamente razzista fanno emergere il dato per eccellenza: l'uomo è una bestia, una bestia fatta male. Occorre uno sforzo d'immaginazione e d'immedesimazione. Occorre provare cioè a pensarci lì, noi quieti spettatori, in quel momento, in quel luogo, in quell'occasione. Bisogna provare a vedere noi stessi come stupratori, come selvaggi razzisti imbecilli e capire. Fare questo esercizio senza alcuna mira giustificatoria. Uomini più o meno sfavati a cui non bastano più le sane seghe, o un sesso riscaldato; col testosterone a mille e qualche litro alcolico che scorre negli interstizi. Ecco davanti la preda, le nari si allargano, la foia ci prende alla gola, il cuore sembra esplodere nelle vene del collo. Il nostro sesso si gonfia e attacchiamo, stringiamo, colpiamo, squarciamo, penetriamo e, mentre l'odore selvatico del nostro lercio sudore investe l'aere, ecco ci muoviamo come forsennati, digrignando i denti, gridando puttana e milioni di troia a colei che giace e che piange e il cui urlo soffochiamo a forza di pugni. Ecco, abbiamo finito, ci siamo svuotati della nostra semenza, invadiamo e infettiamo una terra che non ci voleva. Sentiamo l'eccitazione svanire, e quasi con senso di schifo, pisciamo. Ecco, la nostra serata è finita. Il vuoto che abbiamo dentro non si riempe con la merda che siamo. Via dunque, via, a casa, a ripulirsi, a cambiarsi; domattina non sapremo nemmeno cosa avremo fatto.
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