«Perché questo confinamento dell'Infinito? Forse perché non è sufficiente credere al Cielo per togliersi l'abito smesso del mammifero terrestre. Animale religioso, certo, ma il qualificativo, nella sua gloria, eclissa il sostantivo, che si richiama al nostro luminoso ricordo con una sorta di maligno piacere. L'etologia [...] ci offre ragguagli in merito alle condotte territoriali dei babbuini e delle balene. In base a quale miracolo noi ne saremmo esentati? Tuttavia, le rivolte dell'animalità (nazionalismo, sciovinismo, etnicismo) ci ripugnano al punto che consideriamo patologici dei semplici comportamenti riflessi, poiché riconoscerne l'aspetto zoologicamente banale suonerebbe offensivo per il nostro orgoglio. Appena adesso stiamo cominciando a penetrare i meccanismi biologici che governano, nell'individuo, la conservazione e la difesa dell'integrità del proprio sé di fronte al non-sé (nel trapianto di tessuti, ad esempio, o di fronte a certi virus o batteri). Non ne sappiamo ancora abbastanza circa i marcatori delle personalità collettive, antigeni del noi, risposte immunitarie di fronte al non-noi. Riusciamo soltanto a intravedere che hanno a che fare con la territorialità».
Régis Debray, Dio, un itinerario. Per una storia dell'Eterno in Occidente, Raffaele Cortina Editore, Milano, 2002, pag. (pag. 142)
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