giovedì 24 settembre 2009

Inesistenza notoria

«Per quanto ancora nel semi-ateismo dell'idealismo italiano, io ero esposto all'influsso di due amici appartenenti a questa cerchia: Carlo Trugenberger e [Franco] Fortini stesso, che ancora un anno prima di morire mi rampognò aspramente perché avevo scritto in non so quale contesto che Dio “notoriamente” non esiste. La sua inesistenza mi pare tanto più notoria quanto più indecentemente si propaganda la sua esistenza. Siamo rimasti ormai in pochi a credere in quella notorietà. L'ultima ch'io sappia è Margherita Hack, che richiesta alla una di notte - ora dei ladri, degli amanti e degli astrofisici - se credesse nell'esistenza di Dio, rispose quietamente: “No, non ci credo”.

D. Eppure tu stesso ti sei definito dianzi “agnostico”.

R. Ma si trattava del problema della sopravvivenza dell'umanità, non dell'esistenza di Dio. Mi accorgo di scrivere Dio con la maiuscola, come faccio sempre quando si tratta del dio del monoteismo. Ma Ladislao Mittner non era d'accordo neanche su questa concessione. “Non sapevo tu fossi religioso”, mi scrisse una volta a proposito della maiuscola. Altri tempi!»

Cesare Cases, Confessioni di un ottuagenario, Donzelli, Roma 2003 (pag. 83)

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