«Vi sono casi in cui accettare la solitudine può significare attingere Dio. Ma v'è una stoica accettazione più nobile ancora: la solitudine senza Dio. Irrespirabile per i più. Dura e incolore come un quarzo. Nera e trasparente (e tagliente) come l'ossidiana. L'allegria ch'essa può dare è indicibile. È l'adito - troncata netta ogni speranza - a tutte le libertà possibili. Compresa quella (la serpe che si morde la coda) di credere in Dio, pur sapendo - definitivamente - che Dio non c'è e non esiste».
Giorgio Caproni, INSERTO (1973?), Il franco cacciatore, Garzanti, Milano
1 commento:
ri-mmmm, commento in seguito.
Caproni però è un poeta, non sempre i poeti dicono quello che intendono, chiaramente, in modo palese.
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