Cerco di rispondere alle domande di Paolo a commento di tal precedente post.
Riguardo alla religione che si vuole fondata sui Vangeli: a mio avviso, proprio nel dissolvimento si realizzerebbe il suo compimento. Ogni “resistenza” religiosa all'apocalisse (rivelazione) è anti-cristiana, dunque – per un cristiano sui generis come me – anti-umana. Essendo Gesù Cristo solo un esempio di compiuta umanità (il Figlio dell'Uomo).
Riguardo alla fede: ogni fede detta è contraddetta. Ogni fede dichiarata è sbugiardata. Il fedele è un tipo nascosto, deve credere senza dirlo, senza – se fosse possibile – nemmeno pensarlo. Credere con tutto il cuore infonde troppa sicurezza; ma la fede vera è non fede, è incertezza, paura, tentennamento, sbandamento, attesa vana d'un rayon vert all'orizzonte.
Io non mi permetto di schernire nessun credente soi-disant. Mi permetterei di diffidare di me stesso se così fossi. Io non credo, dis-credo. Chi aiuta a credere? Egomen. Chi a discredere? L'Altro¹.
Il Papa è vertice, struttura, Principe di questo mondo. Poco pontefice è il pontefice. Più che ponti costruisce confini. Solo forse negli occhi degli ultimi giorni wojtyliani un barlume di pontificato, di luce vera d'uomo s'è intravista, nel mostrare al mondo la sconfitta del corpo e nel richiedere di essere se stesso, di adempiere le proprie volontà fino in fondo.
Riguardo ai “credenti addottorati”: vorrei dirti, facilmente, la verità vi renderà liberi, ma sulla parola verità ci sono troppi fraintendimenti, è meglio, molto meglio lasciarla in disparte anch'essa, come una fede. Aletheia disvelamento mi piace di più, anche perché molte le cose ancora da scoprire e conoscere nell'universo, così tante da rimanere senza fiato. Sono tuttavia molto attaccato a questi versetti evangelici (Luca, 8, 16-18) «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la pone sotto un letto; la pone invece su un lampadario, perché chi entra veda la luce. Non c'è nulla di nascosto che non debba essere manifestato, nulla di segreto che non debba essere conosciuto e venire in piena luce. Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche ciò che crede di avere».
E tutto questo perché, in un certo senso, per me – come canta Paolo Conte in Madeleine – «tutto il meglio è già qui, non ci sono parole per spiegare ed intuire e capire Madeleine, e casomai per ricordare; tanto, io capisco soltanto il tatto delle tue mani e la canzone perduta e ritrovata come un'altra, un'altra vita».
¹Rifò il verso a Stephan Dedalus (nell'episodio della Biblioteca) nell'Ulisse di J.Joyce
1 commento:
Sul capoverso che inizia -Ogni fede detta è contraddetta- non posso che essere d'accordo, non tanto sul merito (della fede, ma anche su quello, forse) ma su quello che chiamo collasso nel reale, che comporta sempre fallacia. E in questo senso ti quoto quando dici che la vera fede è senza dirla, quasi (quasi) senza nemmeno pensarla.
Ne parlavo giusto ieri mattina con il mio libraio, sulla stabilità della chiesa e sulla difesa dei confini (sissignore, difesa dei confini) e notavamo la somiglianza della democrazia religiosa con il protestantesimo e la sua realtà di fatto. Tu dici che il papa alza dei paletti più che gettare ponti: in effetti i ponti li getta, ma per percorrerli devi fare i passi che dice lui.
Se osservo la gente, per strada, superficialmente (l'osservazione), penso: saranno in grado di sostenere su di sè il peso della auto-teorizzazione?
E così, alle volte (da non credente) penso che la stabilità del riferimento è ciò che vogliono, forse perchè sanno di non poter reggere una propria concettualizzazione, vi rinunciano purchè chi li sostituisce li accetti integralmente. Ma ogni amore ha degli impegni: un amore totale da là proveniente richiede un impegno.
Anche il tema del disvelamento mi piace. Però tu sai e io so, che i pre-requisiti per un medesimo disvelamento sono gli stessi, altrimenti si hanno infiniti disvelamenti, e in uno di questi, io potrei credermi l'angelo della morte. L'indirizzo lo fornisce l'ambito della fede. E del resto, pure io e te, o altri, quando riconosciamo valevole un'idea e la condividiamo, non creiamo forse una piccola religione su ciò che ci accorda? Non sono dovuti anche questi accordi all'erigere confini?
Mi accorgo che faccio più domande che osservazioni.
Comunque è molto valido il tuo pezzo: vedi che son quasi d'accordo su tutto con te!
(ah! grazie della risposta)
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