martedì 12 gennaio 2010

Un certo senso di rassegnazione

«Le grandi religioni davano un senso alla morte. Le scienze al presente se ne astengono. Come colmare la lacuna? Con la cultura, rispondeva Malraux. Ma, rispetto alle religioni istituite, la scienza è fuori concorso. E la cultura handicappata. La domanda era dunque mal posta. Il senso vissuto non corre sulla stessa pista della formula matematica, né può “fare le veci di”. La scienza articola delle verità: è oggettiva, i suoi risultati trascendono le sue condizioni di nascita. È mondiale per vocazione. Una cultura articola dei valori: soggettività collettiva, essa esprime un'esperienza particolare. È per natura storia e geografia. Non si può domandare alle verità di adempiere alla funzione sociale dei valori, non sono fatte per questo. L'etica della conoscenza non ha mai prodotto una religione».

Régis Debray, Vita e morte dell'immagine, Il Castoro, Milano 1999 (p. 206) [ed. or. Gallimard, Paris, 1992].

La mia rassegnazione deriva dal fatto che ancora, e a lungo, l'umanità dovrà sopportare il peso dei valori culturali e religiosi. Un peso schiacciante, che impedisce un cammino libero, a testa alta, con gli occhi puntati lontano, verso un orizzonte senza orpelli.

2 commenti:

paopasc ha detto...

Ancora una volta Luca: nessuno ti impedisce di andar via a testa alta, senza orpelli.
Se togli l'etichetta di religione rimani con opinioni, e le opinioni condivise da molti che non possono assurgere a ruolo di verità diventano filosofie.
Tu pensi che se si abolisse 'de boto' la religione si anderebbe (sic) a testa alta senza orpelli?
Sicuro sicuro?
Forse è proprio dal passaggio religioso e dal suo superamento con una filosofia a maglie larghe che può venire il solipsismo delle autogiustificazioni?
Ancora una volta, se ci mettiamo in quattro qui, tutti atei, a confrontarci su un qualsiasi argomento quante sono le possibilità che si abbiano quattro differenti pareri?
Se questi pareri "formano" il buon andamento della società non scritto quante possibilità ci sono di averne sei miliardi?
Sei miliardi di opinioni diverse su quasi tutto riescono a convivere?
Ho notato in giro sui blog atei politically correct piuttosto facinorosi (presenti esclusi...)

Luca Massaro ha detto...

caro Paolo, tu complichi (e giustamente) i miei minimi pensieri a margine: condivido ciò che scrivi, e ti ringrazio di correggermi là dove necessario.
Riguardo alla tua prima domanda, rispondo: no, non sono sicuro. Ma altresì mi dico: quanto ancora la religione riuscirà a tenere l'umano? A impedirne lo scatenamento? E ancora: quanto invece sarà essa stessa movente di dispute e contenziosi tra gli umani?
Mi fermo qui, è tardi.