martedì 30 novembre 2010

La malattia dell'olmo

in memoria
Se ti importa che ancora sia estate
eccoti in riva al fiume l'albero squamarsi
delle foglie più deboli: roseogialli
petali di fiori sconosciuti
e a futura memoria i sempreverdi
immobili.

Ma più importa che la gente cammini in allegria
che corra al fiume la città e un gabbiano
avventuratosi sin qua si sfogli
in un lampo di candore.

Guidami tu, stella variabile, fin che puoi...

e il giorno fonde le rive in miele e oro
le rifonde in un buio oleoso
fino al pullulare delle luci.
                                      Scocca
da quel formicolio
un atomo ronzante, a colpo
sicuro mi centra
dove più punge e brucia.

Vienmi vicino, parlami, tenerezza,
dico voltandomi a una
vita fino a ieri a me prossima
oggi così lontana – scaccia
da me questo spino molesto,
la memoria:
non si sfama mai.

È fatto – mormora in risposta
nell'ultimo chiaro
quell'ombra – adesso dormi, riposa
                                                      Mi hai
tolto l'aculeo, non
il suo fuoco – sospiro abbandonandomi a lei
in sogno con lei precipitando già.

Vittorio Sereni, Stella variabile, da Tutte le poesie a cura di Maria Teresa Sereni, con prefazione di Dante Isella, Mondadori, Milano 1986

1 commento:

Luca Massaro ha detto...

A volte... lo stupore.
Certi versi sono incredibili.
Fissano la luce su certe immagini e le rendono inobliabili.
Devo spiegare qualcosa? No.
Devo solo augurarmi che qualcuno possa pronunciare a bassa voce queste parole come me (senza occhiali scuri, senza dire ciao, senza applaudire) questo grande uomo.