venerdì 18 marzo 2011

In re




Lo sguardo allo specchio scruta l'inesistenza,
i peli del sopracciglio moltiplicano in labirinto,
l'occhio nel vetro riflette l'assenza, nel folto
i capelli, temporanea parrucca, sgomentano le mani:
cadono sulle guance.

L'inquietudine prolungata mette in evidenza
il mortale infinito dei pori dilatati,
estrema avventura di un oggetto che si trucca,
sceglie una direzione inconsapevole o folle

Dietro il lavabo il corpo in oscillazione
sfugge l'abbaglio, rivoltante presenza,
indicatrice e lampante, nella camera a vuoto
tra le piume mulina, la soffocazione.

1960

Antonio Porta, Tutte le poesie (1959-1989), Garzanti, Milano 2009

3 commenti:

Anonimo ha detto...

che significato hanno le parole? non ti riconosci più allo specchio? :)
WW

Luca Massaro ha detto...

Hai mai giocato a farti smorfie allo specchio? A verificare altre possibilità di "io"? No, non è che non mi riconosco (mi riconosco anche troppo). È solo che, come scrive Porta, a volte «lo sguardo scruta l'inesistenza» sia di prima di essere nati, che dopo, quando non saremo più.

Anonimo ha detto...

io gioco, ma non devo guardarmi negli occhi
la profondità del mio sguardo mi fa paura e sembra un'invasione nei miei spazi più segreti
sono pudica ai miei occhi
WW