giovedì 17 marzo 2011

Risposte di un italiano

Dal sito Doppio zero, vengo a sapere che la rivista Nuovi Argomenti ha proposto dieci domande a vari intellettuali. In qualità di vecchio abbonato (periodo, più o meno, dal 1987 al 1992) provo a rispondere anch'io:

1. Lei si sente italiano? E, se sì, in che modo?

Sì, mi sento italiano in modo normale.

2. Territorio, tradizione e identità sono concetti utilizzati con frequenza, a destra come a sinistra. È d’accordo con l’uso che se ne fa? E crede di poter parlare, secondo la sua esperienza, di territorio italiano, tradizione italiana e identità italiana?

Sarei d'accordo se tali parole “retoriche” fossero prese alla lettera: dal giuramento dei ministri del governo della repubblica per esempio; non sono d'accordo quando questi concetti (territorio, tradizione e identità) vengono usati per rinchiudere la mente (a volte anche il corpo) nel recinto della propria comunità.
La mia esperienza di territorio è legata alla lingua, soprattutto alla lingua. Tradizione e identità, per quel che mi riguarda, sono legati alla storia del pensiero culturale (politico, artistico, letterario, filosofico, scientifico), che uomini e donne di lingua italiana hanno espresso nel corso della storia.

3. Che significato ha per lei la parola patria?

Il senso di appartenenza a un'entità più grande di cui io sono parte infinitesima. La patria ha senso solo quando è espressione di cittadinanza, non di sudditanza. Ha senso quando ognuno sente l'altro come proprio simile, a lui pari e ogni senso di superiorità o infeririotà è sparito. La declinazione migliore della cittadinanza sarebbe: terrestre. A proposito, la Terra ha una sua bandiera? Un suo inno?

4. Sente più forte il suo legame con un’identità locale (cittadina, provinciale, regionale) o con l’identità nazionale?

Non sento legami verso nessuna identità se non a quella di appartenente al genere umano.

5. Simmetricamente, sente più forte il suo legame con l’identità italiana con l’identità europea?

Ho già risposto.

6. Ci sono personaggi, periodi o eventi storici che accendono in lei qualcosa di simile a un orgoglio patrio?

Dante Alighieri, il Rinascimento, Firenze, Venezia, Garibaldi, Giuseppe Verdi, la Resistenza, la nascita della Repubblica e la Costituzione, Fellini, Flaiano, Mastroianni, la tragica fine di Aldo Moro, la strage alla stazione di Bologna, Sandro Pertini, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Leonardo Sciascia, Paolo Conte, la Ferrari, Nicola Calipari, un blogger: Malvino (elenco limitato, mi sono venuti in mente questi eventi e questi personaggi: mi fermo perché continuerei a lungo e mi scuso per le imperdonabili dimenticanze).

7. Uno dei rari momenti in cui il popolo italiano pare ritrovare un’unità di intenti e sentimenti è la visione di eventi sportivi. Si è mai trovato a guardare la gara di un atleta o di una squadra nazionale augurandosi che vincesse solo perché rappresentante l’Italia? E, se sì, per quale motivo?

Beh, sì. La Nazionale di calcio nel 1982. Avevo 15 anni, insomma, mi rincrebbe che Antognoni non giocò la finale, ma il gol di Tardelli fu qualcosa di irripetibile. Mi dispiacque molto, nel 1994, per Baggio e Baresi. Così come sentii un male fisico nel 1998 (mondiali) e, soprattutto, nel 2000 (europei) nell'aver perso contro la Francia. Per questo, nel 2006, ho goduto profondamente. Da quella vittoria non seguo più il calcio se non di passata e per la pressione mediatica che impone. Altri atleti: Alberto Tomba (antipatico, ma quando scendeva in pista era straordinario), Deborah Compagnoni, Valentino Rossi. E Marco Pantani: nel 1998 la sua vittoria al Tour riscattò la sconfitta italiana ai mondiali di calcio. Sono contento del rugby e della recente vittoria contro la Francia. Adesso, a parte la Ferrari di Alonso e un po' di Valentino Rossi, seguo pochissimo sport. Ma a parte ciò: preferirei avere avuto un'azienda come l'Olivetti ai livelli di Apple (ne aveva le potenzialità) o l'Italtel al livello della Nokia (do you remember Marisa Bellisario?).

8. Pensa che il senso di appartenenza linguistica sia un elemento costitutivo del sentimento di identità nazionale?

Si e no.
Sì, nel senso che da Lampedusa a Campione d'Italia l'italiano è la lingua ufficiale, declinata in modi e accenti diversi, ma comunque comprensibili - e questo mi dà, necessariamente, senso di appartenza.
No, nel senso che se l'Italia avesse avuto anche altre tre o quattro lingue nazionali (sul modello della Svizzera) non mi avrebbe fatto specie. Però non il dialetto x o y, ma altre lingue nazionali come il francese, il tedesco, lo spagnolo...si, perché no?

9. Quale è, se ritiene che esista, il carattere nazionale italiano? Crede che tale carattere sia costitutivo dell’identità o possa mutare nel tempo?

No, non ritengo che esista realmente un “carattere” nazionale. Piuttosto credo che esista un “costume” nazionale, al quale molti di noi si adeguano, sia per giustificare le proprie debolezze, sia per magnificare le proprie velleità.

10. Italiani si nasce o si diventa?

Tutte e due le cose. Conosco albanesi che hanno la “c” più aspirata della mia.

2 commenti:

Baule ha detto...

questo è uno dei tuoi più bei post dell'anno.

Luca Massaro ha detto...

Grazie centocinquantavolte
:·)