martedì 27 ottobre 2015

Chercher? pas seulement: créer

« Je pose la tasse et me tourne vers mon esprit. C'est à lui de trouver la vérité. Mais comment? Grave incertitude, toutes les fois que l'esprit se sent dépassé par lui-même; quand lui, le chercheur, est tout ensemble le pays obscur où il doit chercher et où tout son bagage ne lui sera de rien. Chercher? pas seulement: créer. II est en face de quelque chose qui n'est pas encore et que seul il peut réaliser, puis faire entrer dans sa lumière. » Marcel Proust, Du côté de chez Swann

Posata la tazza dell'orzo solubile (gusti rozzi, ne convengo) mi rivolgo al mio spirito e gli domando se se la sente di trovarmi una verità, anche mezza, per stasera.
«Intanto vai svuotare la vescica, ché dopo si ragiona meglio».
Grave distrazione, la mia: tutte le volte che lo spirito sarebbe potenzialmente pronto a superare se stesso e portarmi in una dimensione conoscitiva superiore, ecco che lo tengo occupato con impellenze corporali inopportune che lo trattengono a terra, come una zavorra. E dire ch'ero così vicino a cogliere le significanze ammonticchiate del mio io interiore, tal quali alle paia di mutande e ai calzini scombinati del mio guardaroba.
«Cercare in cotesta confusione? Già tanto sarebbe rammendare» osserva, critico, il mio spirito le non infrequenti sdruciture d'animo che lo contraddistinguono.
Essere davanti a qualcosa che ancora non si è affacciato e che soltanto io, cioè tu, potrai far affacciare affinché sia conosciuto anche da te, sotto questo balcone a contemplare la meraviglia del già scritto.

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