sabato 3 ottobre 2015

Sesso orale

«Se […] ci rivolgiamo all'effige di Battista Sforza ci pare che l'intuizione fondamentale di forma risieda nell'aver tratto, da quel presentarsi di lato del viso, la possibilità di proporlo come una sezione, come una “metà” vagamente emisferica, che, per naturale esigenza simmetrica, viene a suggerire l'altra.
E quando, di fatto, si venga a scoprire che la curva al sommo del capo e le massime prominenze del così detto “profilo”, ora combaciano, ora si dimostrano tangenti a un'inclusione circolare, s'intenderà meglio come quel lento incurvarsi della tempia d'avorio, della grave mandibola quasi equina, del nastro che va fasciando l'alto del capo come una doga in un astrolabio, calamitandovi il prezioso satellite di un enorme gioiello, e quei cautissimi accenni di piani a segnare appena l'orbita e le nari, non diano che maggior forza a quel suggerimento sferico. Il capo di Battista appare ora veramente, come nel verso di Giovanni Santi, “… di tutte virtù lucente sfera”; una gran fiala vitrea appannata, deposta sulla base di nero, grigio ed oro del giubbetto, ornata nel collo come da un fregio sottilmente policromo; e, per quanto è della sintesi cromatica, soffiata all'improvviso sulle campiture del celo e della terra.»


Roberto Longhi, Piero della Francesca, (1927), ed. Sansoni, Firenze 1963


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