«[...] quando un maschio e una femmina si accoppiano non sempre il risultato è un bambino: anche quando avviene la fecondazione, il risultato è assai spesso un aborto spontaneo. Dire, quindi, “quel bambino” è una retroproiezione. Tutto questo, ovviamente, se parliamo del maschio e della femmina della specie umana, sennò, “quando un maschio e una femmina si accoppiano”, il risultato può essere anche un bacarozzo.
Altrettanto rozzo e superficiale, dunque, è affermare che “l’insorgere della persona è il frutto di una copula”: tra copula e persona ci sono di mezzo molti passaggi, né sufficienti, né necessari. Qualunque definizione si possa dare di“persona”, infatti, non si dà nel frutto di una copula che generi un essere inadeguato ad assumerla, come è nel caso di un feto anencefalo o di una mola vescicolare, che pure hanno una identità nuova e distintada qualunque altra. In realtà (questa sì vera realtà, di là da interpretazioni retroproiettive), si ha persona solo se (e quando) il prodotto della fecondazione arriva a raggiungere un grado di sviluppo tale da renderla possibile. Prima di tale grado non si ha bambino, se non nelle aspettative, ma un feto. E fuori da tali aspettative un feto è un feto, non è ancora persona. Potrebbe non diventarlo mai. Può dispiacere, ma è così [...]». Luigi Castaldi.
Voi direte: cosa c'entra la questione dell'aborto con il processo auto-distruttivo del capitalismo?
Non lo so, so solo che stamani mi sono alzato è ho trovato due preziose spiegazioni, ovvero due risposte che "fotografano" aspetti del reale affatto diversi. E io voglio conservare queste risposte per riproiettarmele nella mente alla bisogna.
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