mercoledì 22 febbraio 2012

I mal di pancia degli imprenditori

Prima di fare quello che faccio, ho avuto diversi impieghi nel settore pubblico e in quello privato. E posso dire, forte della mia debole esperienza di lavoratore, che esistono differenze tra i due ambiti. Eccome se esistono.
Per esempio: nel settore pubblico non hai un padrone sopra di te. Sì, hai un responsabile, un dirigente, ma è sempre qualcuno che, nei confronti della Amministrazione, è dipendente come te.
Questa è la differenza fondamentale. Ce ne sono altre, chiaro, ma non è importante ora qui rammentarle. Mi basta questa differenza per ricordare un episodio.
Ero giovane, sui diciotto diciannove, e andai una stagione a lavorare presso una cartotecnica. Un lavoro quasi a catena, una rottura di coglioni inenarrabile. Era il turno pomeridiano, dalle 13 alle 21, otto ore di fila, mica cazzi. Ogni tanto si andava in bagno, si fumava una sigaretta, un panino e poi giù a fare rulli di carta da pacchi, a impacchettare e inscatolare tali rulli e, infine, a mettere in ordine le scatole sui pancali. Io e un mio coetaneo eravamo in fondo a questa catena. Un giorno, mentre stavamo compiendo il nostro dovere, arriva il padrone, ci chiama da una parte e ci parla:
«Allora ragazzi, voi sapete che quando si va in bagno, dopo, alla fine, si tira lo sciacquone».
Io e il mio coetaneo ci guardammo basiti: cosa diamine voleva dire il padrone? Egli proseguì:
«Bene, volevo solo dirvi che lo scopino si usa nel momento in cui uno tira l'acqua e non a secco, sennò dopo ci rimane tutta la merda appiccicata e non va via bene. È già il secondo che cambio da quando siete a lavorare qui».
Ero giovane e mi prese a ridere, anche se era meglio se mi prendeva un dolor di corpo e mi fossi messo a farla lì, davanti a chi si permetteva discorsi simili...
Questo episodio m'è tornato in mente quando, ieri, ho sentito Emma Marcegaglia, presidente della Confindustria, dichiarare:
«Vorremmo avere un sindacato che non protegge assenteisti cronici, ladri e quelli che non fanno il loro lavoro».
E mi è venuta in mente perché, come lei, potrei tranquillamente generalizzare, fare di tutta l'erba un fascio e dire:
«Vorremmo avere imprenditori che non proteggono gli scopini del cesso, imprenditori meno ladri di vita e di plusvalore».

7 commenti:

giovanni ha detto...

Quello per cui lavoro è decisamente atipico, non ha dovuto patteggiare nulla a differenza della signora.

AlterEgo ha detto...

già, ma trovarsi scopini 'nguacchiati di merda non è un piacere...

Anonimo ha detto...

Senti maiale!....ma a casa come fai?lasci lo scopino pieno di merda?

Anonimo ha detto...

E ti sorprende una cosa simile?..in germania saresti licenziato immediatamente!!Lo sai on quanto è importante l'igiene?E proprio vero i tedeschi si lamentano che negli autogrill o soste in autostrade italiane è uno schifo!!!Ed è anche per questo che preferiscono la Spagna...e noi perdiamo soldi.

Anonimo ha detto...

Io ti avrei obbligato a pulirlo immediatamente o portarne uno nuovo il giorno dopo.

Anonimo ha detto...

ADESSO COSA FAI?
PULISCI GLI SCOPINI DEI CESSI?

Luca Massaro ha detto...

È difficile rispondere agli "anonimi", soprattutto quando sono più di uno, non sai se basta un commento oppure ne occorrono tre.
Comunque, per cortesia, provo a rispondere con ordine
1) a casa uso lo spazzolino da denti.
2) non ho molta frequentazione de' cessi autostradali e in Germania la Marcegaglia non avrebbe fatto simili discorsi.
3) Forse non sono stato chiaro: noi eravamo i "sospetti" ma non eravamo necessariamente i colpevoli. In quella ditta c'erano decine di lavoratori e un unico cesso unisex.
4) adesso faccio il rivenditore di scopini: li compro a un euro da Ikea e li rivendo a 3 euro agli angoli delle strade. Tutto a nero, anzi: a marrone.