«La verità dipende dalle condizioni al contesto, dagli assiomi che uno accetta all'inizio». Walter Siti, Resistere non serve a niente, Einaudi, Torino 2012
Qual è la mia verità? Ne ho una? No, non credo. Mi sono anche perquisito, spalle al muro, ma non è uscito fuori nulla. Sono un tipo pulito, non ho verità da contrabbandare. Infatti, alla domanda: «Ci dica la verità, nient'altro che la verità», mi avvalgo, sovente, della facoltà di non rispondere.
Sarà mica perché, ancora, non ho accettato degli assiomi sui quali fondarla? Forse, chissà. Il fatto è che, poi, non saprei nemmeno dove andare a cercare tali assiomi. Nella storia della propria vita? No, perché, così facendo, dedurrei una verità debole, che si appoggerebbe o su dei rimpianti, o su delle recriminazioni o, peggio, su delle autogiustificazioni. È vero che le condizioni esterne e il contesto, sono determinanti la propria vita. Ma, una volta soddisfatti tutti i bisogni primari che consentono una vita decente, con l'invidia sociale tenuta a freno da un forte senso di autostima - una volta ottenuta insomma una vita buona (secondo i parametri standard occidentali), perché non mi sento affatto dentro una verità che proclami (basterebbe a me stesso): «Ah, come sto bene: guardatemi, imitatemi, ho io nelle tasche il segreto della vita»?
Conosco molte persone che dichiarano, liberamente (e legittimamente), di aver trovato uno scopo, una verità (molte di queste l'hanno trovata nella fede, nella famiglia, nel lavoro, ecc.): a me fanno tutte un po' paura, nonostante ad alcune di loro voglia bene e le stimi, anche. Ma com'è che a me la verità altrui non mi si attacca? Con qualcuna ci ho pure provato, ma ho sempre tenuto un piede fuori il recinto della verità, non mi ci sono mai rinchiuso (almeno lo presumo - chissà che non sia dentro una verità che non conosco).
Attenzione: non voglio fare del mio non avere verità una verità.
Il punto è che, a volte, càpita di pormi fuori di me, di osservarmi, di domandarmi: «Ehi, laggiù, procede tutto bene?» come se il me dentro la vita fosse in grado, adesso, di poter rispondere. Non lo è mai stato, durante tutte le fasi in cui questa domanda gli si è messa in mezzo ai piedi.
I piedi, già. Il camminare, appunto, che non può essere, consustanzialmente, un assioma (chi cammina non sta mai fermo, per definizione). E dunque? E dunque nulla. Si va avanti come se la verità non fosse qualcosa di determinante da trovare. Esistono altri tesori nella vita. Ne ho trovati alcuni.
1 commento:
Forse la difficoltà nasce dal fatto che la verità non è qualcosa che si ha, ma un processo. La verità è il processo di dis-velamento delle o dalle illusioni. In questo aver trovato una verità è una contraddizione in termini.
La verità si dis-vela mentre cammini. Ma può anche non accadere e non succede niente. Gli umani non hanno mica bisogno della verità,anzi mi sa che è la cosa di cui hanno meno bisogno.
Ciao
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