Scrivere, a volte, serve anche come cura. Proviamo.
Stanotte, nel cuore della notte, una fitta dolorosa lancinante, tra la tempia e la parte posteriore dell'orecchio sinistro, mi ha svegliato. Fottuta nevralgia cervicale, mi sono detto, e ho provato a cambiare posizione di appoggio sul cuscino. Niente. Qualsiasi posizione assumevo, supino, prono, di fianco, alla Belacqua, il dolore feroce ha continuato a scavarmi la testa. Sudato come una bestia, mezzo rincitrullito dal sonno, mi sono alzato e, brancolando nel buio di casa, ho conquistato a tentoni il divano.
Forse seduto mi passa. Niente. In piedi? Nulla, anzi: aumenta. Ci siamo, mi sono detto, qui si è forse rotta una vena, che siano i prodromi di un'emorragia? Il sudore è diventato freddo. Mi metto sulle spalle una coperta di lana e aspetto. Il dolore continua il suo lavoro e si diffonde su tutta la spalla sinistra. Con la mano destra mi massaggio; poi, coi polpastrelli di indice e medio, tocco le corde dei nervi che si percepiscono nell'incavo tra spalla e clavicola. Non so cosa accade di preciso, forse come quando David Gilmour pizzica col plettro la sua fender stratocaster, ma cazzo cazzo cazzo, una nota di dolore assoluto si riflette su tutto il cervello e credo definitivamente di sparire, di dissolvermi come «una nave distante che fuma oltre l'orizzonte».
Forse seduto mi passa. Niente. In piedi? Nulla, anzi: aumenta. Ci siamo, mi sono detto, qui si è forse rotta una vena, che siano i prodromi di un'emorragia? Il sudore è diventato freddo. Mi metto sulle spalle una coperta di lana e aspetto. Il dolore continua il suo lavoro e si diffonde su tutta la spalla sinistra. Con la mano destra mi massaggio; poi, coi polpastrelli di indice e medio, tocco le corde dei nervi che si percepiscono nell'incavo tra spalla e clavicola. Non so cosa accade di preciso, forse come quando David Gilmour pizzica col plettro la sua fender stratocaster, ma cazzo cazzo cazzo, una nota di dolore assoluto si riflette su tutto il cervello e credo definitivamente di sparire, di dissolvermi come «una nave distante che fuma oltre l'orizzonte».
Il corpo, ogni corpo, contiene delle cospicue riserve di dolore. Sono i momenti in cui vorrei, fortissimamente vorrei, che i dualisti avessero ragione. Potessi togliermi la mente e metterla nel bidet con acqua tiepida, a bagnomaria a riposare, adesso lo farei. Che il corpo si arrangi coi suoi problemi da solo, che si faccia male da solo, ma che lasci in pace il mio pensiero. Ah, sarebbe bello vedere il nostro corpo burattino riverso patire, come se fosse quello di un altro, mentre noi ci facciamo una passeggiata ai piani alti della elucubrazione.
Ma non è così, la mente non si stacca, e il corpo diventa un rompicoglioni che ti tiene incatenato a terra.
Adesso sto leggermente meglio, leggermente. Temo ogni movimento, ma non so bene quale movimento possa produrre di nuovo la pugnalata. Sono i momenti in cui vorrei avere vicino casa una fumeria d'oppio. Sdraiarsi, dare boccate, e dimenticare il fottimento doloroso che appassiona i miei innervamenti. Ma non si può: la droga, quando serve veramente, diventa un problema per lo Stato.
4 commenti:
ma analgesici?
Presi, stamani dopo colazione, anche se tengo solo i classici e poco potenti.
Stai meglio oggi?
Sì, grazie del pensiero. Solo un'uggia non troppo acuta persiste. Comunque ho dormito stanotte, con la borsa dell'acqua calda su spalla e collo...
:-)
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