«Dilucidata la questione
di diritto publico e privato, e svolti gli effetti economici delle
interdizioni israelitiche, resta dunque a dare un cenno fugace alle
conseguenze morali dell'ordinamento dei diritti e degli interessi.
Io dimando. È vero o no
che l'opinione dei popoli attribuisce agli Ebrei una eccessiva
avidità di lucro congiunta all'astuzia, alla bassezza, e persino
alla insensibilità?
Dimando ancora. Questa
avidità astuta, bassa, disumana è una qualità morale o immorale?
Incumbeva adunque al
legislatore di rimuovere le cause; perché chi tollera le cause,
approva gli effetti. Ora quali
sono le cause di questa proclamata perpetua immoralità d'una numerosa
classe degli abitanti d'ogni Stato?
L'Ebreo
viene accusato d'essere usurajo. L'idea fondamentale dell'usura sta
nel prestito del numerario o d'altro surrogato circolante. Chi non è
abitual possessore di ricchezza mobile, non ne può essere abitual
prestatore. Adunque se l'Ebreo fosse solito a investir le sue
ricchezze in cose che per loro natura non si dessero a prestito, egli
non potrebbe abitualmente e costantemente imprestare. Ebbene, la
terra e gli altri immobili non si prestano; è chiaro adunque
chel'Ebreo in quanto sarà possidente e in proporzione
della sua possidenza, cesserà di essere usurajo.
Adunque chi non lo vuole usurajo, lo voglia possidente,
e sarà pago del suo onesto desiderio.»
Carlo
Cattaneo, Interdizioni israelitiche,
(1836), Einaudi, Torino 1987
E
se per assurdo, senza allargarsi troppo, fosse data dall'Onu ai
combattenti sunniti dell'Isis la possibilità di crearsi uno Stato in
maniera perfettamente legale a patto di non rompere più le palle al
circondario, dopo l'illusione della vittoria, i suddetti combattenti
non saranno presi dal panico
sul come organizzare
uno Stato anche seguendo i dettami dell'islam?
In
buona sostanza, una volta terminate le predazioni, quanto
impiegheranno i nuovi statisti
a farsi deprimere dalla crescita del Pil?
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