La democrazia mi aiuta a
Capire che non sono da
Solo che sono una parte
Di re come tutti comando
A me stesso dio piacendo do
Ordini e legifero, mi governo
Mi giudico, mi arresto, no:
Mi grazio, mi stampo e pubblico
Re pubblico mi diffondo
Per antenne e via cavo e non cavo
Più un ragno da un buco
Io che re sono come te che leggi
Chi è, dimmi, il nostro maggiordomo?
Quello che voteremo domenica e che
Prenderà più voti e otterrà una maggioranza
Che avanza in parlamento, lui, sì lui
Sarà il mio servitore, il mio dipendente
Anche se sarà l’eletto, l’unto
Della volontà popolare
Aiutami a capire tuttavia che il re
Sono ancora io, siamo ancora noi
Che andremo a votare, noi cittadini
Aventi diritto, a volte vorrei avere
Anche un manrovescio da sferrare
Su certe facce che candidamente si
Candidano e saranno dei ferventi
Maggiordomi credenti di avere più diritto
Di me di te di noi che li voteremo
Che li vuoteremo, infileremo
Come perline in certe collanine
D’arcobaleno su spiagge dorate.
La sarabanda sarà sempre la stessa
Non ditemi che sono pessimista
È un giudizio che bene mi sta
Constato che lo Stato è costato
Lacrime e sangue a chi ha lottato
Per un’idea di miglioramento
E vorrei mi sbagliassi e che fossimo
Tutti contenti dei novelli servi
Ch’essi stessi faranno di tutto
Per non farci saltare i nervi
Risponderanno alle nostre esigenze
Quali che esse siano sia pure discordi
Il bene di tutti raggiunto. Ma sogno?
Qual è il bene di tutti? Esiste un Bene solo?
Il mio concorda col tuo? E il nostro
Cozza col suo? Mare d’inchiostro
La battigia tutta scritta di frasi senza costrutto
Lontano un gabbiano emette un rutto.
Da questa contrada non credo
Ch’esista un bene comune
Ovvero che tutti i nostri minimi
Egoismi saranno ancora santificati
E andranno avanti grati
D’esser soddisfatti con leggere
Modifiche legislative, medaglie
Al valore, oh m’hanno nominato
Commendatore della re pubblica
E una stella sul petto
E Mameli canto a dispetto di chi supplica
Che taccia, che tolga l’elmetto
Che ingrassi d’un etto
Che faccia un sorrisetto e uno slogan
Questo è il mio sogno aereo
Striscione che vola e che droga
Dicendo: sono un coglione
Non senti ragione, sei il re non sei
Mica pazzo, ha il potere del razzo
Non credi più a un caro ragazzo
Non sconfinare non ti esiliare
Impugna lo scettro, aspetto lo spettro
Vedrai che “più facile è per la mente
Sopportare le sassate e frecce
Dell’astiosa fortuna”. Oh, luna
Dammi una mano a salutare
Guglielmo Scuotilancia sobillatore
Il più grande scrittore tradotto
Che ha filtrato il ben dell’intelletto
Nato di Cesare in un letto a Spedaletto.
Vuoi un confetto? Vuoi una supposta?
Vuoi una tisana? Che cazzo vuoi?
Vorrei essere noi, vorrei esser colei
Che di chilometri ha lastricato la strada
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