sabato 9 febbraio 2008

Democrazia

La democrazia mi aiuta a

Capire che non sono da

Solo che sono una parte

Di re come tutti comando

A me stesso dio piacendo do

Ordini e legifero, mi governo

Mi giudico, mi arresto, no:

Mi grazio, mi stampo e pubblico

Re pubblico mi diffondo

Per antenne e via cavo e non cavo

Più un ragno da un buco

Io che re sono come te che leggi

Chi è, dimmi, il nostro maggiordomo?

Quello che voteremo domenica e che

Prenderà più voti e otterrà una maggioranza

Che avanza in parlamento, lui, sì lui

Sarà il mio servitore, il mio dipendente

Anche se sarà l’eletto, l’unto

Della volontà popolare

Aiutami a capire tuttavia che il re

Sono ancora io, siamo ancora noi

Che andremo a votare, noi cittadini

Aventi diritto, a volte vorrei avere

Anche un manrovescio da sferrare

Su certe facce che candidamente si

Candidano e saranno dei ferventi

Maggiordomi credenti di avere più diritto

Di me di te di noi che li voteremo

Che li vuoteremo, infileremo

Come perline in certe collanine

D’arcobaleno su spiagge dorate.

La sarabanda sarà sempre la stessa

Non ditemi che sono pessimista

È un giudizio che bene mi sta

Constato che lo Stato è costato

Lacrime e sangue a chi ha lottato

Per un’idea di miglioramento

E vorrei mi sbagliassi e che fossimo

Tutti contenti dei novelli servi

Ch’essi stessi faranno di tutto

Per non farci saltare i nervi

Risponderanno alle nostre esigenze

Quali che esse siano sia pure discordi

Il bene di tutti raggiunto. Ma sogno?

Qual è il bene di tutti? Esiste un Bene solo?

Il mio concorda col tuo? E il nostro

Cozza col suo? Mare d’inchiostro

La battigia tutta scritta di frasi senza costrutto

Lontano un gabbiano emette un rutto.

Da questa contrada non credo

Ch’esista un bene comune

Ovvero che tutti i nostri minimi

Egoismi saranno ancora santificati

E andranno avanti grati

D’esser soddisfatti con leggere

Modifiche legislative, medaglie

Al valore, oh m’hanno nominato

Commendatore della re pubblica

E una stella sul petto

E Mameli canto a dispetto di chi supplica

Che taccia, che tolga l’elmetto

Che ingrassi d’un etto

Che faccia un sorrisetto e uno slogan

Questo è il mio sogno aereo

Striscione che vola e che droga

Dicendo: sono un coglione

Non senti ragione, sei il re non sei

Mica pazzo, ha il potere del razzo

Non credi più a un caro ragazzo

Non sconfinare non ti esiliare

Impugna lo scettro, aspetto lo spettro

Vedrai che “più facile è per la mente

Sopportare le sassate e frecce

Dell’astiosa fortuna”. Oh, luna

Dammi una mano a salutare

Guglielmo Scuotilancia sobillatore

Il più grande scrittore tradotto

Che ha filtrato il ben dell’intelletto

Nato di Cesare in un letto a Spedaletto.

Vuoi un confetto? Vuoi una supposta?

Vuoi una tisana? Che cazzo vuoi?

Vorrei essere noi, vorrei esser colei

Che di chilometri ha lastricato la strada

Del suo baricentro.

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