lunedì 2 giugno 2008

L'assenteismo


"Il monoteismo ebraico non esalta una potenza sacra, un numen trionfante su altre potenze numinose che però partecipi alla loro vita clandestina e misteriosa. Il Dio degli ebrei non è il sopravvissuto di dèi mitici. Abramo, il padre dei credenti, sarebbe stato - secondo un apologo - figlio di un mercante di idoli. Approfittando dell'assenza di Tereh li avrebbe infranti tutti, risparmiando il più grande per renderlo - agli occhi di suo padre - responsabile del massacro. Ma Tereh, una volta rientrato, non poté accettare questa versione fantastica: egli sapeva che nessun idolo del mondo può distruggere gli altri idoli. Il monoteismo segna una certa rottura con una certa concezione del sacro. Non unifica né gerarchizza tali dèi numinosi e numerosi: li nega. Rispetto al divino che essi incarnano, è ateismo".
Emanuel Lévinas, Difficile libertà, Jaca Book, Milano, 2004, pag. 31.

Io penso che il vero destino del messaggio ebraico-cristiano sia condurre l'uomo verso l'ateismo, sia di spogliare il cielo di ogni dio inventato dalla nostra mente. Non so come dire questo, e lo dico con scarsa preparazione, solo con un minimo d'intuizione, ammesso e non concesso ch'essa valida. Mi pongo questo problema perché non posso credere che Gesù, se oggi fosse qui, sarebbe un religioso (e se lo fosse, cosa sarebbe? Cattolico, ortodosso, protestante luterano, anglicano, avventista, eccetera?)
Non voglio accusare o colpevolizzare nessuno. Voglio solo dire che la vera fede oggi per me è data dall'assenza di fede, dalla completa scoperta della nostra condizione umana, dal rovesciamento della scommessa di Pascal.
La vera fede, a mio avviso, avviene proprio là dove non può esserci nessun tipo di convenienza, è completo affidamento (il Padre Nostro come unica preghiera autenticamente cristiana), è il completo ribaltamento di qualsiasi dinamica utilitaristica. E soprattutto, è la distruzione di ogni di tipo di feticcio, di idolo, d'immaginazione ultraterrena.
In fondo, se il monoteismo è un progresso rispetto al politeismo, non vedo perché non compiere un ulteriore passo: verso l'assenteismo.
Voglio dire: anche se è impossibile da dimostrare, l'inesistenza di Dio è sicuramente il passo verso cui tendere per far posto all'unico modo col quale il vero Dio - ammesso e non concesso che ci sia - possa ambire a essere glorificato.
Siamo responsabili del nostro destino; siamo soli in quest'angolo d'universo; non esiste un super spettatore intergalattico pieno di super poteri, badante e giudice delle nostre azioni, che ci ha creato per il suo divertimento.

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