venerdì 1 agosto 2008

Non posso



Non posso né distruggere né ridere
né incidere figura o cosa. Aste
sopra i tetti, crociate e nere in queste
mattinate e le donne che a una a una
aprono le persiane sulla corte,
si pettinano, strusciano ciabatte,
battono disperatamente forte
tappeti a schianti regolari e scatti.
Non posso né odiare né indicare.
Non ha senso per noi ora fissare
quella donna già stanca che spolvera in pace
i suoi mobili e allaccia la cartella
al suo bambino che si avvia e lo bacia.
E come in lei tutti i destini abbagliano,
tutti in un solo precisi e feroci!
Non posso nulla. Lasciano le croci
a matita sui margini dei libri
i miei simili. Scherno è lo schernire,
morte il morire, degna d'ira l'ira,
e il solo mutamento è questo verso
che va e viene, ripete, in sé diverso
ed eguale, monotono, cadenze
immotivate, grigie danze, assenze
secolari ma rode di pietà
la pietra della morta realtà.

Franco Fortini, Un'altra attesa, 1958; da: Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi, Torino, 1978, pag. 205

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