giovedì 31 luglio 2008
Per via
Ripenso a quando, parecchi anni fa, partii - era d'estate - per la mia prima lunga gita, nella quale rammento di aver visto una quantità di cose straordinarie e belle. Il mio equipaggiamento consisteva in un modesto abito chiaro che avevo addosso, in un cappello blu scuro che avevo in testa e in un fagotto da viaggio che tenevo in mano. Cuciti nella tasca del panciotto, in forma di un nitido assegno bancario, portavo con me i miei risparmi verso il vasto mondo fresco e luminoso. Da un gruppo di baldi giovanotti che incontrai per la strada, uno mi gridò dietro beffardo: "Dove va quel perticone col suo sacchetto?".
Alludeva al mio misero, assurdo fagottello da viaggio, che allo stesso suo portatore e proprietario faceva un effetto un po' ridicolo. Ma io, senza curarmi di quelle beffe che non potevano avere grande importanza, proseguii allegro, e mi pareva, così camminando, che tutto il mondo rotondo avanzasse leggero con me. Ogni cosa sembrava viaggiare col viandante: prati, campi, boschi, colture, montagne, e perfino la stessa strada maestra.
Mi sentivo l'animo divinamente libero e il cuore lieto. Continuavo ad andare avanti di buona lena, passavo tranquillo eppure spedito accanto a ogni sorta di gente che di tanto in tanto salutava con simpatia quel giovane e spensierato viaggiatore, quel goliardo vagabondo; e ciò mi obbligava a mostrarmi altrettanto gentile. Una cortesia non ne attira sempre un'altra?
Robert Walser, Vita di poeta, Adelphi, Milano, 1985.
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