CRITICONE. [...] Il cielo protegga i bimbi dalle sciabole, che diverranno uno strumento di punizione domestica, e dalle bombe portate in casa come giocattoli.
OTTIMISTA. Certo è pericoloso per i bambini giocare con le bombe.
CRITICONE. E gli adulti che lo fanno non si vergognano nemmeno di pregare con le bombe! Ho visto un crocefisso ricavato da una granata.
OTTIMISTA. Sono fenomeni secondari. Del resto, la guerra non sempre ha avuto in lei un così convinto denigratore.
CRITICONE. Neanche in lei io ho sempre trovato un così convinto fraintenditore. In altri tempi la guerra era un torneo della minoranza, e ogni esempio aveva la sua forza. Oggi è un rischio meccanizzato della collettività intera, e lei è ottimista.
OTTIMISTA. L'evoluzione delle armi non può restare indietro rispetto alle conquiste tecniche dell'età moderna.
CRITICONE. No, ma la fantasia dell'età moderna è rimasta indietro rispetto alle conquiste tecniche dell'umanità.
OTTIMISTA. Ma forse che le guerre si combattono con la fantasia?
CRITICONE. No, perché se si avesse questa, non si farebbero più quelle.
OTTIMISTA. Perché no?
CRITICONE. Perché in tal caso le suggestioni di una fraseologia che è il residuo di un ideale tramontato non avrebbero la possibilità di annebbiare i cervelli; perché si potrebbero immaginare anche gli orrori più inimmaginabili e si saprebbe in partenza come si fa presto a passare dalla bella frase luminosa e da tutte le bandiere dell'entusiasmo al dolore in uniforme; perché la prospettiva di morire di dissenteria o di farsi congelare i piedi per la patria non mobiliterebbe più alcuna retorica; perché quanto meno si partirebbe con la certezza di pigliarsi i pidocchi per la patria. E perché si saprebbe che l'uomo ha inventato la macchina per esserne dominato e non si supererebbe la follia di averla inventata con l'altra peggiore di farsi ammazzare da essa; perché l'uomo sentirebbe di doversi difendere da un nemico di cui non vede altro che il fumo che sale, e intuirebbe che il fatto di rappresentare la propria fabbrica d'armi non offre sufficiente garanzia contro la merce offerta dalla fabbrica d'armi nemica. Perciò, se si avesse la fantasia, si saprebbe che è un delitto esporre la vita al caso, che è peccato svilire la morte al livello della casualità, che è follia fabbricar corazzate quando si costruiscono torpediniere per affondarle, costruire mortai quando per difendersi si scavano trincee dove è perduto soltanto chi mette fuori la testa per primo, e cacciare in topaie uomini in fuga davanti alle proprie armi, e poi lasciarli in pace soltanto sottoterra. Se al posto dei giornali si avesse la fantasia, la tecnica non sarebbe un mezzo per complicare la vita e la scienza non mirerebbe a distruggerla.
Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell'umanità, Atto Primo, Scena XXIX, Adelphi, Milano 1980
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