domenica 25 gennaio 2009

La profezia di Dietrich

30 aprile 1944

«Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente per noi oggi il cristianesimo o anche chi sia Cristo. È passato il tempo in cui si poteva dire tutto agli uomini tramite le parole (fossero parole teologiche o pie), così come è passato il tempo dell'interiorità e della coscienza, cioè il tempo della religione in generale. Andiamo incontro a un'epoca completamente non religiosa; gli uomini, così come sono, non possono più essere religiosi. Anche coloro che si definiscono sinceramente "religiosi" non lo praticano assolutamente; per "religioso" essi intendono probabilmente qualcosa di completamente diverso. L'intera nostra predicazione e teologia cristiana del ventesimo secolo è costruita sull' "apriori religioso" dell'uomo. Il "cristianesimo" è sempre stato una forma (forse la vera forma) della "religione". Ma quando un giorno sarà evidente che questo "apriori" non esiste affatto ma che è stato una forma espressiva dell'uomo, storicamente determinata e transitoria, quando cioè gli uomini diventeranno realmente non religiosi in maniera radicale [...] che cosa significherà allora questo per il "cristianesimo"? Viene sottratto il terreno su cui poggiava finora tutto il nostro "cristianesimo", e la religiosità funziona ancora soltanto con alcuni "ultimi paladini" e con qualche individuo intellettualmente disonesto. Che siano questi i pochi eletti? Dovremmo gettarci proprio su questo dubbio gruppo di persone per poter vendere la nostra merce, pieni di zelo, seccati o indignati? Dovremmo forse aggredire un paio d'infelici nei loro momenti di debolezza e per così dire violentarli religiosamente? Se noi non volessimo nulla di tutto ciò, se infine dovessimo giudicare la forma occidentale del cristianesimo nient'altro che il preambolo a una totale non-religiosità, quale situazione risulterebbe per noi, per la Chiesa? Come può Cristo diventare il Signore anche dei non religiosi?»

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e resa, Bompiani, Milano 1969

La pertinenza di queste parole mette a nudo il modus operandi della Santa Sede, dei suoi zelanti corifei e la "violenza religiosa" da essi perpetrata.

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