domenica 8 marzo 2009

Lo stupore

I motivi per disperare prevalgono quelli della speranza. Prevalgono, sono maggioranza, ma non soffocano la fiducia verso il genere umano. Dopo i bombardamenti, sotto le macerie, si scava ancora in cerca del volto dei sopravvissuti. La fatica della carezza, della stretta di mano, della riconoscenza, dell'abbraccio, della parola lieve che dice non tutto è perduto: proviamo a ricomporre un senso, un'idea di unità nella diversità. Ricordiamoci che siamo fatti dello stesso impasto di lacrime e sangue, ma con questi non dobbiamo più cercare di dissetare la nostra sete di vendetta, di predominio, di conquista. Siamo qui e siamo soli: prendiamo insieme l'unica strada possibile per continuare ad abitare la terra.

«Sento ancora, come se fosse oggi, Lévinas confessarmi, durante un viaggio, il suo stupore di fronte al fatto che dei pensatori abbiano potuto pensare che lo stupore di fronte all'esistenza di qualche cosa, invece che nulla, sia il punto di partenza radicale della metafisica. Poi aggiunse che ai suoi occhi il fatto che su una terra così crudele come la nostra qualche cosa come il miracolo della bontà abbia potuto apparire era infinitamente più degno di stupore.»

J. Greisch, «Heidegger et Lévinas interprètes de la facticité», in E. Lévinas e AA.VV: Positivité et transcendance. Suivi de Lévinas et la phénoménologie, PUF, p. 206. Tratto dal saggio introduttivo di Silvano Petrosino a Emmanuel Lévinas, La teoria dell'intuizione nella fenomenologia di Husserl, Jaca Book, Milano 2002, p. XXVII.

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