martedì 21 aprile 2009

Dilemmi antropologici

«Il mondo moderno, nel quale l'uomo sembra essere l'unico problema per l'uomo, è venuto sradicando la tradizione dei rituali; nel contempo ha sospinto la morte ai margini dell'esistenza e della coscienza. Quanto più si sgretola la tradizione idealistica, tanto più incontrollatamente e distruttivamente si diffondono leghe segrete, ricerca di estasi, amore per la violenza e la morte contro tutti gli ordinamenti apparentemente razionali. Non è possibile creare artificialmente rituali, ancor meno il loro orientamento verso il sovrumano, che non può più fondarsi sul mistero e sul segreto. Contro gli elementi di violenza e di angoscia nella tradizione, si rivolge la speranza in un uomo nuovo, non violento. Come in questo l'intelligenza individuale, soggettiva, possa essere subordinata a necessità sopraindividuali, per rendere possibile la continuità dell'uomo oltre la cesura delle generazioni, non è prevedibile. È probabile che finiranno con l'affermarsi forme sociali che lascino alla psiche arcaica dell'uomo il suo diritto, e resta solo da sperare che primitivismo e violenza non vengano scatenati in modo incontrollato. In ogni caso la conoscenza delle tradizioni, che si sono affermate nel tempo e che per questo sono tenacemente sopravvissute nei molteplici esperimenti dell'evoluzione umana, non dovrebbe andare perduta nell'ulteriore sperimentazione verso un incerto futuro».

Walter Burkert, Homo necans - Antropologia del sacrificio cruento nella Grecia antica, Boringhieri, Torino 1981 (pagg. 205-6) [ed. orig. 1972]

Sono titubante se giudicare tale brano in linea con le posizioni degli atei devoti, o se invece in esso si scorga qualcosa che mina alla base la possibilità di costruire un qualsivoglia muro tradizionalista contro l'avanzata (faticosa avanzata) dei lumi della ragione.

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