sabato 2 maggio 2009

«Essere uno fra tutti»

«Così dice Sartre, e a questo si riduce tutto considerato l'engagement. Si parla e si scrive - quando si ha il privilegio di poterlo fare - per solidarietà con i propri contemporanei».

[Questo è per me uno dei motivi del tenere un blog]

«Certo, e altro motivo non c'è - ove per "solidarietà" s'intenda sentirsi legato agli altri non solo da qualche vago "amore" e "pietà", ma anche dall'odio, dalla collera, dal disprezzo per tutto ciò che manca agli uomini attorno per farne degli uomini».

[L'obiettivo pedagogico del blogger]

«Solidarietà, dunque. Ma solidarietà in che? qui sta il busillis. Nel "reale"? Questo vuol dire tutto o nulla. In un'esperienza comune, dunque. Sì, ma quale? Quella delle angustie quotidiane? Quella della politica? Quella dei sentimenti e delle passioni individuali? Quella del lavoro? Quella del gioco?
Oppure quella "realtà" difficile e oscura che sta in fondo a tutto questo? Una certa "unità" o "struttura" dell'uomo da ricostruire e di cui si pensa che noi tutti abbiamo bisogno e andiamo in cerca?»

[Ecco, la lettura di questo prezioso brano pone bene la questione: di che cosa "abbiamo bisogno e andiamo in cerca" con questo esercizio, pressoché quotidiano, del blog? Esporre i nostri io come esempi sui quali "ricostruire" l'uomo? Ma se il mondo ci assomigliasse, saremmo più contenti e soddisfatti?]

brano tratto da Nicola Chiaromonte, Che cosa rimane - Taccuini 1955-1971, Il Mulino, Bologna 1995 (pag. 141)

2 commenti:

amatamari© ha detto...

Già il mondo va a rotoli, manca solo che mi assomigli per il botto finale.

:-)

Luca Massaro ha detto...

Immagino che il mondo, se ti assomigliasse, sarebbe una cuvée conservata in preziose barriques.

:-)