martedì 2 giugno 2009

Il mio teschio nudo

51.

sono pieno di sangue di bue ungherese, di insalata della capitale, di rimorsi:
scoppio di sonno, di solitudine, di anniversari: eppure l'ho fatto ridere abbastanza,
in un mio mezzo inglese, il geofisico sovietico, fornito di pacchi e pacchetti
da Aeroflot, proclamando che ci vuole una piccola rettorica, per un piccolo io:
(e non ti sto a ripetere, adesso, a proposito di chi l'ho detto, e di che):
mi ha citato,
credo, il sonetto LXVI di Shakespeare, ma non ne so niente veramente: (e le ore sono volate,
nel volo comunque): (e c'è un chiasso di treni e di luci, che si arrampica su da questa
finestra, in questo albergo comsomolesco di Mosca, mentre aspetto che mi squilli il telefono,
dove cercherò la tua voce): (e c'è un mazzetto di tenere asiatiche, che mi agita,
inagibile e agile, dalla camera accanto): e io ho deciso di ingrassarmi, ormai,
che mi sono visto il mio teschio nudo, dentro lo specchio del bagno:

Edoardo Sanguineti, Segnalibro (Postkarten LXVII poesie, 1972-1977), Feltrinelli, Milano 1989

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