giovedì 16 luglio 2009

Non avere luogo



«Quando avremo smesso di ricondurre la nostra vita segreta a Dio, potremo elevarci a estasi altrettanto efficaci di quelle dei mistici e vincere il quaggiù senza ricorrere all'aldilà. E se malgrado ciò l'ossessione di un altro mondo dovesse perseguitarci, potremmo benissimo costruirne, progettarne uno di circostanza, non fosse che per soddisfare il nostro bisogno di invisibile. Quel che conta sono le nostre sensazioni, la loro intensità e le loro virtù, come la nostra capacità di precipitarci in una demenza non consacrata. Nell'ignoto potremo spingerci altrettanto lontano dei santi, senza ricorrere ai loro mezzi. Non avremo che da costringere la ragione a un lungo mutismo. Affidati a noi stessi, più nulla ci impedirà di accedere alla deliziosa sospensione di tutte le nostre facoltà. Chi ha intravisto questi stati sa che i nostri movimenti vi perdono il loro senso abituale: saliamo verso l'abisso, discendiamo verso il cielo. Dove siamo? Domanda che non ha più ragione d'essere: noi non abbiamo più un luogo...»

E. M. Cioran, La tentazione di esistere, Adelphi, Milano 1984 (pag. 154)

2 commenti:

Alberto ha detto...

E forse allora l'umanità sarà uscita per sempre dalle tenebre. Ma avverrà mai un tale salto della ragione?

Luca Massaro ha detto...

Caro Alberto, forse la ragione da sola non basta, non è sufficiente. Con questo, non voglio invocare la fede. Ma la lucida follia, per citare un versetto, di porgere l'altra guancia, di dare il proprio mantello, di fare dieci chilometri in compagnia di chi ti chiede di farne uno insieme a lui.
Un abbraccio e grazie dei meravigliosi luoghi che offri nel tuo blog.