giovedì 2 luglio 2009

Sentieri nel bosco

Così m'incamminavo nella fangosa mulattiera sconquassata da numerosi viaggi di trattori carchi di legna da ardere - come ardevi tu, come ardevamo noi legna e fuoco entrambi. Il ciglio della strada permetteva volute tra rovi e ginestre, e ogni tanto una morbida bacca di rosa canina suggevo contemplando della valle l'orizzonte sciupato da qualche laida costruzione industriale. Pensavo al maggio, alle tue tiepide carezze che più non torneranno a cimentare polvere e ricordi del transito di questo io affaticato in cerca di compimento. Tu non eri più così com'io non ero quello che avresti desiderato che fossi, non ero, non ero. E pensavo altresì alle mie mani che scrivevano sul tuo grembo di musa, mentre annusavi l'inchiostro misto a sangue col quale scolpivo la materia grezza del nostro amore. Perché mi soffermo tanto su te - perché non lo so e non rispondo. So solo che il mar Caspio è lontano, si restringe e si riempie di mafiosi miasmi e penso a questo nonostante abbia davanti i magnifici merli spezzati di questo castello che non riesco ad abbandonare. Riprendo a camminare, mi sbaglio di strada. Un divieto d'accesso causato da un muro pericolante devìa i miei passi verso il giardino nel quale sperai un tempo catturare la tua essenza femminea. Ma basta così, è meglio non camminare sopra i ricordi troppo a lungo e con questo fango: si rischia di cancellare le tracce di quello ch'è stato. È meglio che torni in città, ripercorrere vie consuete in zone bluastre; è meglio mi fermi in qualche caffè a prendere un tè senza limone, senza zucchero, senza te - eppure te di nuovo presente mentre pago alla cassiera che mi guarda con aria indifferente, la stessa aria vaga con la quale eri solita disprezzarmi mentre mi parlavi e io non c'ero.

1 commento:

Devarim ha detto...

Bellissimo pezzo.