... Càpita di avere un incidente d'auto. Càpita di avere la colpa, di aver commesso una sciocchezza, di non esser padrone del mezzo, di non esser padrone di se stesso. Càpita che tutto proceda con somma freddezza, con calma inaspettata, come se niente fosse successo. Càpita che rincorri un autobus, che fai un disperato autostop per non arrivare in ritardo, che svolgi il tuo lavoro con un'insperata energia. Càpita che tutto passi in fretta, che forzi la mente altrove, che respingi l'evento all'inizio descritto, che aspetti che la stanchezza ti vinca e ti conduca a coricarti. Càpita poi che qualcosa impedisca il sonno, che il groppo non si sciolga se non in forma di lacrime. Càpita infine che il conto si ripresenti in forma di sogno provocato: non hai fatto tutto quello che era in te possibile fare; hai fatto quello che era in te possibile evitare. Non hai dominato gli eventi, quindi gli eventi dominano te. Sei prigioniero.
«All'uomo che si lamenta: “Non riesco a vedere un significato nella storia e dunque anche la mia vita, intrecciata ad essa, è priva di senso”, rispondiamo: non guardare intorno a te alla storia univerale, ma guarda nella tua personale. Nel tuo presente è sempre contenuto il senso della storia, e tu non puoi guardarlo come uno spettatore, ma solo nelle tue decisioni responsabili. In ogni momento dorme la possibilità di essere il momento escatologico. Tu devi risvegliarla»¹.
¹ Rudolf Bultmann, Storia ed escatologia, Bompiani, Milano 1962 (pag. 176)
2 commenti:
Bello e vero.
Grazie.
A te, carissima.
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