sabato 10 ottobre 2009

La morale dominante 2

«Il legislatore, che oggi così sprovvedutamente pasticcia intorno alla vita sessuale, potrebbe rendersi utile se mettesse in mezzo al libero campo del piacere lo spaventapasseri dei paragrafi, ma solo per proteggere tre beni: la salute, la libertà del volere e la minore età. Che il procuratore generale faccia catturare come cane rabbioso l'individuo che continua la propria attività venerea sapendo di avere una malattia venerea, che egli perseguisca l'uso della violenza e l'abuso dei bambini. Ma non tocchi quello che fanno tra loro persone dotate di volontà e maggiorenni. La moralità individuale non può mai essere un bene giuridico, al massimo lo può essere la pubblica decenza. Ciò che accade entro quattro pareti non può suscitare scandalo, e il potere dello Stato non è tenuto a mettersi davanti al buco della chiave. È sempre come se lo si dicesse per la prima volta: l'indiscrezione di una giustizia che vorrebbe regolamentare il commercio dei sessi ha sempre prodotto la peggiore immoralità; l'incriminazione dell'istinto sessuale è un incoraggiamento statale al delitto. Il delatore e il ricattatore sono gli alleati del giurista che perseguita il costume».

Karl Kraus, Die Kinderfreunde (Gli amici dei bambini), in Morale e criminalità, Rizzoli, Milano 1976.


A un anno e un mese dopo la legge Carfagna.

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