lunedì 23 novembre 2009

La ragion comica


«Se esiste una critica della ragion pura e una critica della ragion pratica, in qualche anfratto del pensiero deve acquattarsi anche una critica della ragion comica a giustificare l'enorme spazio occupato non solo dal riso, ma dalla angolatura comica, umoristica, satirica, ironica nella vita e nell'arte. Una vita senza la dimensione tragica è intollerabile; una vita senza la dimensione comica è, a mio avviso, invivibile. Si immagini di passare la propria esistenza in una banca, o in un ufficio, o in una scuola, o in un ministero, o in un partito politico, o in famiglia, e di seguire le regole del gioco seriosamente, tenendo a distanza il tragico e mettendo al bando il comico: questa è una dimensione manifesta dell'inferno, vero? Ebbene, forse ciò che ci mancherebbe di più non è l'emozione violenta del tragico ma la titillazione leggera del comico, la cui privazione sarebbe fatale. Ciò nonostante, il colossale processo ipocrita di sublimazione che si chiama cultura continua a privilegiare il serio sul suo contrario (che i nemici chiamano faceto), il tragico sul comico, la mutria sul sorriso, le ciglia aggrottate sull'ironia. Errore gigantesco che ha da sempre traviato la nostra visione di ciò che è cultura, cioè di ciò che è precipuamente umano nell'uomo: non solo il poter dire, io ho una prova irrefutabile dell'esistenza di Dio; ma poter anche dire, io ho una prova irresistibilmente comica dell'esistenza o dell'inesistenza di Dio (per esempio, “L'impotenza di Dio è infinita”, Anatole France). I grandi giri di boa della cultura corrispondono fatalmente - e gli storici delle idee se ne stanno rendendo conto - alle grandi innovazioni nell'ambito della scrittura comica (Rabelais, Cervantes, Sterne, Joyce, Formamentis e così via)».

Guido Almansi, La ragion comica, Feltrinelli, Milano 1986

2 commenti:

formamentis ha detto...

Grazie, adesso sono 256°

Weissbach ha detto...

...Diderot[,] è il mio erede naturale (però lui non scrive niente, bisogna andarselo a cercare nei posti più improbabili. Una volta ho sentito un rumore dentro il mobile delle scope, toh, ma non era lui?)

Un genio