«Ovunque si vada non si fa che passare accanto alle cose, - disse il pittore, - e poi si lasciano dietro alle spalle, mentre invece ogni cosa, ogni oggetto, tutto ciò che si è rapidamente appreso costituisce l'intera preistoria. Più s'invecchia e tanto meno ci si sofferma sui rapporti che si son già conosciuti, studiati, sviscerati una volta. Tavolo, mucca, cielo, ruscello, pietra e albero, tutto questo è stato già analizzato. Tutto ormai viene solo maneggiato. Gli oggetti, l'intera armonia delle invenzioni, completamente incompresa... non ci s'interessa più di ramificazioni, approfondimenti, sfumature. Ormai ci si preoccupa soltanto di collegare le cose in grandi linee. Tutt'a un tratto si dà un'occhiata all'architettura del mondo e si scopre cos'è: un'ornamentazione universale dello spazio e null'altro. Dai minimi rapporti e dalle riproduzioni più grandi - tanto, si scopre che si è sempre stati perduti. Con l'età il pensiero si riduce al meccanismo di tortura del toccare il tasto. Non c'è nessun merito. Io dico: albero e vedo enormi foreste. Dico fiume e vedo tutti i fiumi. Dico: casa e vedo i mari delle case delle città. Così dico neve ed ecco gli oceani. Un pensiero in fin dei conti mette in moto tutto. La grande arte sta nel pensare in grande e in piccolo, nel pensare sempre simultaneamente in tutti i rapporti...»
Thomas Bernhard, Gelo, Einaudi, Torino 1986 (pag. 19).
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