sabato 2 gennaio 2010

L'Italia è una Repubblica fondata sul...

«Non solo la nostra società non sopporta il fatto di non produrre, ma neppure tollera l'immagine del logoramento e dell'invecchiamento. È vietato mostrare il proprio logoramento come è vietato mostrare il proprio morire perché logorarsi è già morire. Eppure il logoramento è dovunque quotidiano: lo si ripara continuamente ma sempre torna in vista. Si pensa mai che il logoramento, cioè il morire, sta soprattutto nel lavoro? Una morte, questa, molto sovente ignorata! Tuttavia, "occorre che un uomo muoia per divenire forza-lavoro. È quella morte che egli trasforma in salario" [J. Baudrillard, 1976]. Ciò che l'uomo vende col suo lavoro non è altro che il suo lento morire, distribuito in maniera diseguale e talvolta persino affrettato dal Potere in nome di un ideale di progresso che fa sprofondare nell'inferno del rendimento e della redditività. Insomma, il concetto di lavoro rimanda all'idea di logoramento mortale obbligatorio, attività talvolta dissimulata in termini di logoramento sacrificale, ma per lo più minimizzata dal potere politico per il proprio interesse. Comunque, e forse è appunto questo il "paradossale supplizio" dell'esistenza umana, il lavoro ci permette di vivere! Siamo degli esseri che non smettiamo mai di morire; ogni giorno perdiamo migliaia di neuroni e tuttavia, per vivere un poco, occorre che ci logoriamo molto. Quindi non può darsi che il disoccupato viva la forma peggiore del morire? E in questa prospettiva c'è da paventare la situazione dell'immigrato senza lavoro, perché è quella di un individuo che, già morto socialmente nella sua terra natia, non riesce a risuscitare nella sua terra adottiva [L.V. Thomas, 1979]»

Enciclopedia Einaudi, Morte, voce redatta da Jean-Didier Urbain, Volume 9 “Mente-Operazioni”, Torino 1980, pag. 538.

Per far dispetto a Gian Arturo Ferrari, ho ripreso in mano l'Enciclopedia Einaudi della biblioteca del comune ove abito. Gentilmente (dacché non è pressoché mai consultata) la bibliotecaria m'ha concesso il prestito di questo volume. Mi sono imbattutto in questo splendido saggio che sarebbe da riportare interamente qui se non fosse composto da più trenta pagine. Mi son limitato a questo passo perché mi fa pensare che, forse, paradossalmente, Brunetta non ha tutti i torti. Modifichiamo pure l'articolo 1 della nostra Costituzione per togliere la parola logorante lavoro. Ma per sostituirla con che? Godimento, mi andrebbe bene... ma si accettano suggerimenti (efficienza no, però: fa rima con deficienza).

2 commenti:

Weissbach ha detto...

Mi vengono in mente tre passi,
completamente avulsi.

Uno in riferimento a Brunetta:

"L'Italia è una repubblica fondata sulle cambiali" (Corrado Mantoni)


Due in riferimento a Thomas:

"Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto"
Gv 12,24

E - si parva licet - ma è solo perché l'ho appena scritto:
Piovono polpette?

paopasc ha detto...

...la malta. E non solo drammaticamente, come in questi tristi giorni di piogge, ma da sempre, per quella instabilità del sentire, per quella sciatteria egoista, quel voltarsi dall'altra parte.
Di fatto è così, e non è colpa della malta, che fa solo il suo lavoro. Del resto, cosa pretendere, la malta (forse) non possiede il libero arbitrio, non può scegliere...