La mia vita potrebb'essere diversa
ma io non voglio, tengo questa
ci sono affezionato.
Sperimentarne a fondo una
è sufficiente per sapere se la vita
valga la pena di essere vissuta
dato il tempo dato
alle nostre cellule ballerine
di venire a capo di se stesse.
Inutile per me parlare a vuoto
seduto di fronte a un dottore
che mi prende più di quanto io possa
ricevere: sono io che do, sono io che offro
sono io che mi metto in piazza
che traduco in una lingua
nuova la questione dell'essere.
Già, l'essere - il mio, di meno
che si svuota come un piccolo palloncino
annodato male e si disperde
nell'aria fredda dove merli
cercano di diffondere i loro geni
secondo le istruzioni stabilite.
Io quanto sono diverso da loro?
Quanto sono libero da me stesso
dalla mia scrittura interiore
dai miei dati interni così unici
così uguali a tutti, a tutto,
soprattutto a questa vita tutta
nel continuo imponderabile del tempo?
Chissà quale combinazione
memetica e genetica impone
queste domande aggrovigliate.
Chissà poi perché sono state espresse.
Ma sono qui, sono state dette,
e rendono complicato il mio cammino.
Ma se d'incanto io smettessi
di cercare nel mio abito di abisso
quel foglio d'appunti in cui scrissi
la formula magica che diceva chi sono
che razza d'uomo diverrei? Altra domanda.
Vado avanti soltanto con quelle.
Le risposte le trovo sempre
negli occhi degli altri che ridono
felici sicuri pieni di vita e soddisfatti.
O in chi s'impegna e parte in Africa
per dare per dare per dare e scordarsi
di sé. Io non parto, resto, sono poco umano.
Intanto i tuoi capelli
non mi convincono ma non importa
devo concentrarmi sugli occhi
e quelli sono molto infelici
di me di te di noi qui davanti.
3 commenti:
Sono bei versi, Luca.
C'è una cosa, che noto anch'io, con l'età. E' che ti abitui a te stesso, al te stesso che sei, magari continuamente mutante, ma per te così continuo e immutabile.
E allora, che cambi il mondo!, io non voglio farlo. Non sono di quelli che portano danno agli altri, solo a me stesso, a volte.
Ah, l'inesauribile sete dell'anima.
Chissà se le parole, a volte, sanno placarla.
Intanto, questi tuoi versi, non fan bene solo a te...
alcuni versi sembrano la traduzione di miei pensieri,,, pensieri che preferirei non tradurre mai, ma i tuoi son più belli per certi sensi(tutti e 5), volano,,, i miei sono polvere bagnata(fango quasi),, fortuna che non piango mai, quasi inumana anch'io... aspetterò il prossimo raffreddore per farlo discretamente,, Grazie Luca
Grazie di cuore: le vostre parole sono per me molto preziose e benefiche.
Saluti cari e un abbraccio
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