a Popinga
«Per qualunque fatagione, come per l'ipnotismo, ci vuole una favorevole disposizione del soggetto, una propensione, nel senso che le fate non possono fare tutto¹, ci sono dei limiti, come un ipnotizzatore, che non può ipnotizzare un cieco ad esempio, o un miope affetto da forte miopia stando inoltre a grande distanza, né può ipnotizzare uno che non ne voglia sapere e sia sempre distratto e scettico. Le fate non possono tutto²; inoltre sono legate ad un territorio; e però per una ragione o per l'altra cercano sempre di catturare qualcuno, in genere un bel cavaliere, e allora tendono trappole. Non sono trappole semplici, anzi partono da molto lontano, si estendono, come una grande ragnatela impalpabile, funzionano come le linee di forza di Faraday, come una elettrocalamita nel suo campo magnetico, che tira verso il centro, e il campo magnetico è fatto a imbuto».
Ermanno Cavazzoni, Storia naturale dei giganti, Guanda, Parma 2007 (pag. 70).
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