venerdì 28 ottobre 2011

Un punto nel cerchio

In questa fase della vita eretta, dove molte volte il cazzo ragiona al posto del cervello, chi ha smarrito modelli e fedi si sente perso nel vuoto universo e alle cose più non sa dare nome.
Tutto sembra così privo di significato! Lo scorrere dei minuti è così veloce che per ognuno che passa ci si sente in colpa per non averlo fermato. Li spendiamo tutti, come fossero soldi per ripagare il debito greco. Ma la tragedia greca vera è nostra, ce ne dimentichiamo troppo spesso.
Siamo dentro al cerchio e non c'è verso di uscirne. Per qualsiasi scelta ce n'è un'altra che la mette in discussione, e tutte le volte il pensiero del se provoca la paralisi per le seguenti decisioni. Si tentenna, non siamo mai sicuri e coloro che ostentano sicurezza lo fanno soltanto per darsi un tono, per recitare la parte degli eroi che non dubitano e che sanno il fatto loro. Altro tipo di morte, per carità legittima, ognuno ha il suo carattere, la sua forza; ma il punto è che il cerchio che ci chiude è sempre quello nascita, nutrimento, crescita, amorazzi vari (riproduttivi o meno), declino della vecchiaia e morte. O scappa te se ci riesci; esci dalla giostra, tu, che tutti i giorni sorridi come un ebete cercando di infinocchiare gli altri di avere la ricetta della felicità. Mi auguro soltanto che tu abbia dentro te un barlume di coscienza che ti salva dal credere nel monte di cazzate che diuturnamente dici. L'uomo è condannato a pensare e se il pensiero diviene soltanto mezzo per soddisfare i bisogni primari non sarebbe uomo, ma ancora bestia, ancora Gasparri, forse.

«La coscienza di un impossibile al fondo delle cose unisce, obliquamente, gli uomini. La ragazza e il ragazzo si confondono in una esplorazione innominabile (degli orifizi dell'immondo). Il genere umano è unito nel ricordo del suo delitto: Dio portato in giudizio, condannato, messo a morte.
Le due immagini più comuni: la croce, il cazzo» Georges Batailles, Le Petit, Paris 1963 (ed. italiana in Tutti i romanzi, Bollati Boringhieri, Torino 1992).

Dio, il nostro presunto creatore o artefice, non è stato certo previdente nel considerare i risvolti di pensiero a cui poteva giungere l'uomo. È per questo che Dio non c'entra o non c'è. Tutto si è moltiplicato e diffuso da un qualcosa che ha provato a sfuggire all'inerzia strofinando se stesso contro qualcosa. È per questo che l'unico elemento che ci lega con la prima forma di vita comparsa sulla terra è lo struscio. Questo girare a vuoto dentro la biblioteca di Babele per dare forma a qualcosa che già c'era, bastava trovare lo scaffale giusto, dove c'erano scritte queste quattro conneries

P.S.
E io che stasera avrei voluto essere utile a qualcuno che si sentiva triste, per dargli una qualche ragione in più per credere che l'assurdo è qualcosa con cui ridere insieme, e non piangere, almeno se c'è ancora la salute. La salvezza è stare bene, in qualsiasi modo bene, dato che il pensiero può viaggiare solo a questa condizione. Quando il dente duole non ci sono cazzi. E io posso essere tutto per te, amica, tranne che un dentista.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

sei un genio

Luca Massaro ha detto...

troppo buono
(nel caso che lo fossi, sarebbe per il noto adagio "a stare con gli zoppi s'impara a..." e tra i tanti cui mi accompagno, ci sei anche tu, caro claudicante).