venerdì 8 febbraio 2013

Il re acciuga


Stasera al banco del pesce della coop ho comprato cinque acciughe spagnole sotto sale, colla testa mozzata, l'argento delle squame roso dalla salamoia. Per un attimo ho pensato alla loro vita, così come a quella dei pescatori che l'hanno pescate nel Cantarbico, presumo con la rete, e, altresì, a quella delle maestranze che hanno provveduto a confezionarle in quei grossi barattoloni di metallo, corpi compressi in attesa di essere presi dalle mani di plastica pirelli delle addette al banco pescheria.
Una volta a casa, ho pulito le acciughe con un coltellino, ho tolto loro la lisca, le ho messe in un piattino, ho aggiunto un poco poco d'aglio, prezzemolo, olio di oliva non più vergine e aceto di mele.
Stasera pensavo a come sia stato facile per me, questa volta, perlomeno sino ad oggi, difendermi dalle angosce della campagna elettorale; non lo credevo possibile, pensavo che avrei sofferto a vedere, ascoltare, leggere certuni e certaltri. E invece no, mi tengo fuori dalla contesa, leggo meno possibile le pagine di politica dei quotidiani, evito i telegiornali e figuriamoci le tribune moderne o antiche. 
Alla larga, dunque, anche se, approssimativamente, sono informato sui fatti. Non cerco il guscio, cerco la fuga dell'acciuga che riesce a scampare, per una volta, dalla rete. Mi metteranno poi sotto sale, una volta che il Parlamento sarà legittimamente occupato dai nuovi rappresentanti del popolo eletti da noi cittadini; ovvero da noi sovrani, le acciughe.

2 commenti:

Hombre ha detto...

Ecco spiegato il "saliamo in politica" di monti.

Luca Massaro ha detto...

Uno delle più grandi soddisfazioni del blogger è ricevere commenti sublimi come il tuo, caro Hombre.