Technically Intimate |
Di me rimane meno di quanto mi sarei
mai aspettato se avessi avuto su di me aspettative e dato che mai nutrite ne ho, il risultato è sicuramente sopra zero. Tuttavia, poca importanza ha tutto questo, per me che cerco di
capire il resto del mio io che si sottrae vivendo, a poco a poco, certo meno di un intero che non so quando mai sia potuto essere o
potrà essere pienamente se stesso, sempre se ci sarà un punto nel grafico della mia vita che potrò
individuare come mio Everest.
Sto arrampicandomi sugli specchi o
discendendo sullo stesso scivolo che c'era nella piazza vecchia dov'io volavo giorno dopo giorno (e la
pelle delle gambe che d'estate al sole si scottava)? – Insomma non
so in quale versante del mio monte-vita io mi trovi, non capisco che
tipo di fatica io stia compiendo se di salita o di discesa nei
rimpianti.
Ma qualcuno mi disse in sogno che la
vita non ha vetta, che tra nascita e morte non c'è un punto fuori di
esse su cui disegnare un triangolo, i lati della vita sono tanti
quanti sono i giorni e da lontano infatti l'unica figura
distinguibile è una circonferenza dove nascita e morte si
congiungono. Nel niente.
Se poi qualcuno in sogno mi rivela che
esistono punti anche fuori della linea che trasportano i nostri
vissuti in dimensioni sconosciute, non mi resta che prender questo
qualcuno per il bavero e a brutto muso dirgli: dimostramelo, non
m'ingannare coi tuoi giochini sulla fede sulla certezza che fuori
della nostra linea ci sono punti infinitamente altri che collezionano
circonferenze umane.
Per farsene cosa di tutte queste
vite collezionate come francobolli o farfalle crocifisse con uno
spillone per spremerne il cuore – triplo concentrato di cazzate
cattiverie compassioni schiaffi carezze baci sputi abbracci o spinte forti giù
diritto nel burrone. Basta. La parola si deve fare carne, come disse un macellaio sezionando i quarti della bestia. Io sono un quinto quarto. Costo poco.
Infine, mi torna in mente tutto lo spreco di materia che è stato necessario per ottenere il mio occhio che la vede, la mia mente che la pensa. E se, parimenti, potessi toccarla, non dico tutta, ma una buona parte (diffido in anticipo coloro che faranno ipotesi azzardate su quale sia la buona parte che, eventualmente, toccherei), allora sì che potrei sentirmi un dio. Un dio touch, come l'Iphone.
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