«Non
mi è possibile inventare perché non c'è nulla di più facile che
mettere a confronto tra loro i personaggi A, B, e C, inserendoli
nella cornice di una realtà romanzesca, vestendoli di abiti
variopinti e ingozzandoli di pensieri e idee che somigliano alla
realtà, alla verità. Questo modo di ragionare porta o al kitsch o a
controversie ideologiche inutili e nello stesso tempo pericolose. La
prima cosa che subisce l'attacco del dubbio moderno è proprio il
tipo, il tipo e il carattere, la produzione infinita di varianti
tipologiche, l'infinito ripetersi di situazioni più o meno
identiche. La trama dei romanzi e dei racconti consiste solo in
cinque o sei situazioni elementari che con l'aiuto di altrettante
tipologie possono variare all'infinito: il problema del cosiddetto
triangolo non è solo una tematica eterna, ma anche un cliché
consumato, e il numero delle angolazioni non può salvare un soggetto
totalmente inventato. Propp ha confermato, insieme a Šklovskij e a
molti altri, che il racconto classico, come l'aneddoto del resto, si
costruisce con cinque o sei schemi fissi. Essere incapaci di
inventare non è un segno di impotenza, ma un principio per gli
scrittori moderni. Lasciamo da parte il pubblico: il pubblico crede
soprattutto alle invenzioni. Il pubblico crede in primo luogo agli
affabulatori e ai demagoghi. Per quanto mi riguarda, personalmente
credo nel documento, nella confessione, nel gioco dello spirito. Non
esiste l'uno senza l'altro, è una specie di Santissima Trinità. La
confessione, o il gioco dello spirito, o il documento presi in sé e
per sé, dunque al di fuori di questa Trinità, sono solo materiale
grezzo: memorie o nouveau
roman
o studio storico. Ecco finalmente anche la ricetta: mischiare bene
tutto, come si fa con le carte, ma dopo aver magicamente scozzato e
tagliato il mazzo, ecco che risultano mischiate non solo le carte ma
anche i numeri e i colori, metà re metà regina, metà cuore meta
picche, come nelle mani di un illusionista. Se non altro vi
divertirà, e forse divertirà anche il pubblico, questa magica
manipolazione delle carte.»
Danilo
Kiš, Homo poeticus, Adelphi,
Milano 2009 (pag. 120-121).
Non
riesco a inventare nemmeno io. Confessione o ricordo, stimolo della
realtà e risposta in genere polemica – e il gioco dello spirito
che non posso fare a meno di seguire, unico lume.
Mettermi
in mezzo senza aver l'aria di farlo, parlare di un altro mentre sto
parlando di me e viceversa, mescolare le carte insomma, e
sorprendermi per quello che esce fuori dal mazzo. Stocazzo, per
esempio (è un esempio).
Mentre
c'è qualcuno che si gioca continuamente la faccia, io mi gioco
qualcos'altro: la tenuta, la presenza, l'esserci. Il mio tavolo è
sempre povero perché, in primo luogo gioco da solo; e in secondo
luogo, se baro – e baro spesso –, baro a me stesso. È più
bello, è meno da testadicazzo insomma, e la fortuna mi bacia, se mi
bacia, in altro modo.
A
volte è una voce, a volte la capacità di ascolto; a volte l'uscir
fuori di senno, a volte il riparo e il conforto.
Se
chiudo gli occhi adesso sai cosa vedo e sento: tu le hai chiamate
farfalle nello stomaco, io
le chiamo sillabe che risuonano.
Era
una parentesi fuor di parentesi. Graffia.
Ma
ritorniamo al pubblico, Penso a tutta la produzione di informazione
politica che alimenta se stessa, come una fonderia che si
autoalimenta utilizzando come combustibile i propri prodotti, dalla fabbrica non esce niente,
solo fumo. E milionate di persone a guardare questo fumo che esce dal
tubo catodico. A volte puzza anche. Se ne accorgono in pochi che il
pesce, più che dalla testa, puzza dall'immagine e dalla parola che
ne esce.
Prendi Renzi e il suo «Allucinante che rubino sempre gli stessi.» Vuole il ricambio generazionale? Ovverosia, vuole rottamare i corrotti e i corruttori, i concussi e i concussori e fare le primarie per chi li sostituirà?
5 commenti:
Rubano sempre gli stessi perché usano sempre gli stessi. Sarebbe un imperdonabile spreco di professionalità cambiare. Guarda che se uno lo ribecchi dopo venti anni vuol dire che è bravo, i recidivi vengono arrestati molto prima di solito.
Dunque, quanto a professionalità, si potrebbe dire stessa cosa della fissità della classe politica? O stiamo parlando delle stesse persone, gli stessi che rubano alias gli stessi che guidano il Paese?
Hanno, tutti, il loro greganti che fa il lavoro manuale. Se si favorisce una societa o una cooperativa vicino al partito mi riesce difficile pensare che chi è a capo dell'azienda sia all'oscuro. Il "non poteva non sapere" vale per tutti.
Ma se non fossero stati sempre gli stessi a rubare, la cosa come cambierebbe? Penso che saremmo meno sorpresi, o, forse, meno turbati - il turbamento quietato del bambino davanti al gioco dell'illusionista sorridente. Noi adulti subito lo copriamo, quel turbamento o ciò che ne resta: sappiamo che non può essere, che c'è un trucco, anche se non sappiamo esattamente quale è.
Quel coniglio uscito dal cappello ce lo ha messo abilmente il "mago", e mentre siamo lì a bocca aperta sappiamo che sta approfittando della nostra attenzione sul coniglio per non farci vedere la preparazione della prossima meraviglia. C'è qualcosa di favoloso, in questa ricomparsa del coniglione a Milano. Assuefatti a tale tipo di turbata meraviglia dalle imprese quotidiane del Grande Pagliaccio giorno dopo giorno per anni e anni, siamo immobilizzati, ipnotizzati, anestetizzati, incantati. Quietamente turbati. Qui, ora, stiamo tutti pagando le conseguenze psichiche del ventennio berlusconiano. E' meglio accorgersene. E' meglio tenersi sotto osservazione: siamo passati attraverso una peste scientificamente diffusa di casa in casa, di computer in computer, di cellulare in cellulare, di giornale in giornale, e anche fosse finita può averci ammalati senza che ce ne accorgiamo - è anzi una sua caratteristica, come nel gioco dell'illusionista, che non ce ne accorgiamo. Non è stato uno scherzo, quello che è stato per tanti, troppi anni, e non è finito. Hanno giocato, giocano, con le nostre menti, con i nostri affetti, con la nostra vita. Attenzione, dunque, agli effetti di una notizia come questa dei soliti noti che rubano a Milano.
Incantato forse no, magari forse. Ma ipnotizzato, anestetizzato, immobilizzato temo di sì. A parte qualche bestemmia che esce ancora volentieri.
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