venerdì 16 giugno 2017

Incomprensioni

Ho deciso di lasciare da parte tutte le incomprensioni, casomai fruttassero come i buoni postali, con tassa agevolata al 12,50% e garantiti dallo Stato. Ho in vista diventare chiaro, limpido, trasparente come un paio di lenti appena uscite dall'officina Galileo, precise, potenti, che permettono di contare tutti i buchi della luna, e riempirli, con le incomprensioni rimaste nel portafoglio. Anche dietro, dark side of the moon, là dove tignola e ruggine non hanno speranza di attecchire.

Io le avevo spiegato come stavano le cose e l'intenzione che avevo di procedere, piano, quindici anni di fidanzamento sembrano troppi, ma non c'è mai fine al conoscersi, si cambia in continuazione, in capo a pochi anni ogni cellula del nostro corpo è rinnovata e, sebbene abbiano conservato le stesse istruzioni scritte nel genoma per riproporsi com'erano prima, le cellule sono via via più attente a non lasciarsi trascinare in patimenti inutili, giocano di conserva,  se ne fottono - e se lei non ha capito, capirà e sennò pazienza, io ce l'ho messa tutta per essere chiaro, limpido, trasparente come uno specchio della Rinascente sul quale milioni di donne in capo a un anno lasciano la loro immagine riflessa e catturata da apposite società di marketing che, sulla base di algoritmi specifici, determinano usanze e costumi della stagione successiva.

Il lavoro, ecco: tutta colpa del lavoro. Viaggiare sulle petroliere porta via tempo, di porto in porto, molto al largo, passando talvolta dagli stretti. Quanta pace a bordo, però. Quanto tempo per pensare, scrivere, far di conto. Quindici anni, tre lustri, vedersi ogni tot mesi, felici di stare insieme dopo tanto, fare questo e fare quello, di nuovo separarsi, rattristarsi, eppure, dopo, dopo un tot di mesi, ritrovarsi e via daccapo.
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