sabato 27 giugno 2020

Caro Orazio

E, poi, si muore -
semplicemente
oppure non -
e, di noi, restano
immagini 
fotografate
che rimbalzano
di tanto in tanto
nella mente 
o nel cuore
di chi ci voleva bene
o di chi, invece, 
non ci voleva niente
ci passava accanto
ci riconosceva
come un altro mortale
mentre leggeva
un giornale
o beveva un caffè
e malediceva il governo
o la juventus
o mandava all'inferno
tutte le travi che lo
tenevano incatenato
al giorno, concentrato
com'era sulle pagliuzze.

E, poi, si scompare
come tra le viuzze
di una città sconosciuta: 
si lascia la scena vissuta 
per dare spazio 
all'oscenità muta
d'un corpo rilassato
o rilasciato per sempre
nel quasi niente -
e di tutte le cose
che in cielo e in terra
ci sono, Orazio,
questa è la cosa
che, sia detto con filosofia,
più ci sta sul cazzo,
ma non chiedermi perché,
si è fatto tardi,
vado via.









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