venerdì 7 agosto 2020

Vaffanculo a me

In un contesto di relazioni sociali, pubbliche o private, a che cosa serve avere ragione se poi questa ragione diventa solo una spilluccia da appuntare sui testicoli (magari fossi masochista), sì che non c'è alcuna soddisfazione, né ragione per cui farne un vanto?

Appunto, oggi, mi sono punto le palle quando ho letto che il 7 marzo scorso il capo del governo prese la decisione politica del lockdown totale, sebbene il CTS affermasse che erano sufficienti le restrizioni in ampie zone del Nord Italia e che non importava estendere il confinamento a tutta l'Italia.



Oramai è andata così e non è che con questo post io voglia sbandierare il tristemente famoso io ve lo avevo detto. Io non ho detto niente. Soprattutto quando, nel pieno dell'emergenza, certe cose andavano dette, sono stato zitto a deprimermi, a comportarmi per bene, a non uscire dal mio comune, a non andare a prendere l'acqua alle sorgenti, a non correre sulla ciclopedonale, a non far uscire mia mamma da casa per tre settimane, a subire quell'altoparlante del Comune o della protezione civile o dei carabinieri che passavano nel silenzio surreale del paese a dire State a casa e gracchiando l'Inno nazionale senza mandarli a fare in culo, come ora faccio, che non serve a niente.

Ecco, se avessi preso l'altoparlante in quel frangente per ribellarmi, allora sì potrei vantarmi e sentirmi un piccolo eroe. E invece... sono stato a casa. Vaffanculo a me.