Ho provato a farmi beato:
mi sono disteso a metà tra prato
e asfalto, tra le foglie aspettando
la decomposizione, diventando
da giallo a marrone – colore del marcio –
sentendo nel corpo lo squarcio
dell'assorbimento al terreno.
Qualcuno che passa, basito, mi dice:
«Ma sei scemo o sei deficiente?».
Lo guardo compìto, infelice
e non odo il rumore potente
di una spazzatrice
che mi risucchia nel suo vorticoso
serbatoio. Addio riposo.
Che faccio ora se muoio,
se finisco al compostaggio?
«Coraggio, Massaro, coraggio.
Una bella cura fertilizzante
le darà la misura del tempo:
capirà cosa vuol dire essere grande».
Avrei preferito altro esempio.
Mi alzo, vado in bagno:
sullo specchio cammina un ragno;
ho una foglia tra le mutande.
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