Allora, poco fa ho scritto un post per segnalare un post di Eschaton (guardate sotto, inutile rilinkare) dov'egli, in buona sostanza, affermava che:
- Il proletariato cognitivo è una grande cazzata. Infatti, nel mondo alfabetizzato, tutti, più o meno, scorreggiano pensieri. Chi meno, chi più; chi meglio, chi peggio. Ma insomma, avere la presunzione che, dai propri pensieri, dalle proprie facezie, scaturiscano quattrini così solo perché anch'io sono un creativo, beh, questo, concedetemi, è un pensiero del cazzo.
- Ogni tanto può accadere che, tra noi alfabetizzati si trovi qualcuno che, per qualche fortuita circostanza unita al merito, entri nel giusto canale per guadagnare dal proprio "scrivere". I casi in cui, tra questi pochi, appaiono genî è molto, molto raro e, soprattutto, essi, se lo saranno lo potranno dire solo i decenni a venire, il fatto se saranno studiati e analizzati divenendo punti di riferimento della storia del pensiero umano. Un Paolo Giordano, per esempio (sparo un nome a caso), avrà spazio nelle antologie scolastiche? Lo ha già? Non leggo più antologie scolastiche, meno male.
- Ma ecco la domanda decisiva di Eschaton: «Perché ognuno dovrebbe essere pagato per ciò che scrive? Certo, se fuori fanno la fila per leggere il tuo libro, è naturale che tu ci guadagni[...] Ma la mia scrittura non è un lavoro: è in minima parte un diletto e in massima parte un tentativo di “fare cose con le parole”. Si tratta sopratutto di una possibilità garantita dal capitale economico e culturale di cui dispongo». Per me diletto lo è in massima parte, dato che mi diverto a scrivere proprio in virtù del fatto che, mi sembra, di riuscire in questo modo a fare qualcosa con le parole, qualcosa che mi dona gratificazione - e forse salvezza (anche se non so da che cosa).
Concludo con due righe pubbliche dirette al Sig. Giuseppe.
Esimio, già altre volte ne ho parlato: io sotto cento euro a botta (a post) non scendo, e lo scrivo io, il post, non voglio certo che altri scrivano nel mio, ovvero decido io e solo io eventualmente a chi dare la voce qui. Cento euro netti, il bollo d'imposta lo paga lei, io qualche modo di emettere fattura lo trovo, sentirò un mio amico commercialista. Cento euro è una tariffa onesta, pensi un po' quanto mai sarà pagata quella rubrichina musicale del menga che Christian Rocca tiene nelle pagine finali della Domenica del Sole 24 Ore che tutte le volte che la scorgo rimpiango l'1,20€ dato al giornale della Confindustria. Se crede ch'io sia esoso, la prego, volga lo sguardo altrove; poi torni pure qui, a leggermi, se vuole, gratuitamente; ma non si riprovi farmi simili proposte oscene, altrimenti, la prossima volta, userò un tono meno cortese e più villano, il tono giusto, insomma, di chi prende il giusto fiato per farle o' pernacchio.
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