Tra tutte le favole possibili, quella della crescita me ne ricorda una: il mito del Minotauro nella sua fase centrale, quando Minosse (i governanti) impone ai sottomessi ateniesi (noi sudditi, che in realtà dovremmo essere i sovrani, ma vabbè) di inviargli sette fanciulli e sette fanciulle (i vari sacrifici richiesti ai cittadini per intenderci) da dare in pasto alla la bestia antropofaga (la crescita, appunto, la quale ha gusti meno raffinati del Minotauro, giacché mangia volentieri anche “carne” stagionata).
Nel mito, il dazio da pagare per gli ateniesi durò alcuni anni; poi arrivò Teseo che uccise il bestione, con la complicità di Arianna, figlia di Minosse.
Nella fase attuale della storia, invece, noi sudditi continuiamo a sfamare il mito della crescita in vario modo: in Italia, con la riforma delle pensioni e, tra poco, con la riforma del mercato del lavoro; con l'aumento delle tasse e del costo della vita in generale (a fronte del blocco degli stipendi); e, altresì, con coll'aumentare della disoccupazione e della delocalizzazione (della produzione) - senza capire che non è portando cibo al mostro che questi sazia la sua fame.
Il meglio sarebbe darci un taglio, ovvero tagliare la testa al toro come Teseo, ma non so come, anche perché non vedo all'orizzonte alcuna Arianna innamorata di noi ateniesi infami che ci introduca nei palazzi del potere.
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