Saltuariamente, càpita di svegliarmi
con il malditesta.
Per alcune ore sento che non avrò
scampo. Restare a letto non serve ad altro che ad acuirlo, giacché riaddormentarsi, con il
malditesta, è impensabile.
Allora mi alzo cercando di contenerlo,
compiendo gesti minimi, lievi, evitando rumori, odori forti, luci
abbaglianti. La fame è minima, se non assente, eppure qualcosa devo
mangiare per prendere un antidolorifico. Le mani, ancora calde, sono
l'unico vero conforto sensoriale, giacché vanno a massaggiare la
fronte, a riscaldarla, a sostenerla.
Quando dovrò morire, sempre che debba
morire, spero per quel giorno di avere un malditesta, almeno penserò
che morire serve a qualcosa. Adesso, atteggiandomi come una statua di
Rodin, ma con il palmo della mano sulla fronte e non il dorso della stessa sul mento, con la biro che svolazza sul blocco degli appunti (prima, ora
sto battendo sulla tastiera, sto meglio), mi limito a pensare/scrivere: cosa sarò
quando non sarò più? Cosa resterà di me quando sarò spirato? Cosa
sarà servito essere per quel poco che sarò arrivato a essere? E
quando dico io dico tutti, giacché in questa considerazione il mio nome è
Legione. Chiamo in causa il tribunale dell'essere qualcosa piuttosto
che niente, dell'essente, ma non mi fate mettere i pantaloni alla
zuava che ho gli stinchi secchi e non ho l'animo nazista. La
composizione del mio dna ha stabilito chi fossi molto più di quanto io
possa averlo deciso. Sono molto determinato in questo, io, che
determinato non sono. Tra qualche anno, ora no però, per scaramanzia
– tra qualche anno mi metterò di buzzo buono a decidere cosa vorrò
dopo che sarò morto, una specie testamento, non per lasciare, dato
che per lasciare bisogna avere, e io non ho, io sono e stop, ho letto
troppo Erich Fromm da giovane, Avere o essere,
ricordate?, e mi sono sempre limitato al secondo dei verbi senza
riuscirci troppo anche in questo caso – ma dicevo, anzi scrivevo
che tra qualche anno mi piacerà scrivere cosa vorrò si faccia del
mio corpo morto, una specie di lenzuolo immagino, non un vestito da
sposo del cazzo o da comunione, un cuscino per il collo e non una bara di
quelle che si vedono sovente, ma tavole di legno Ikea, già, all'Ikea
dovrebbero vendere bare prefabbricate che ti monti da solo, con quello
che costano sai che risparmio, un duro colpo alle onoranze funebri. E
le mani sulle palle sì, per favore, se ancora ci saranno, una
sciarpina per il maldigola, e una sigaretta anche se non fumo, per vedere che qualcuno nell'aldilà avesse d'accendere (moccoli, senz'altro). E poi via in terra o nel fuoco, non dentro un muro di cemento, ma tra terra e fuoco devo ancora decidere, l'avevo detto, non sono pronto: di
tutte queste cose, ripeto, scriverò meglio quando tra qualche anno
mi metterò a scrivere un testamento. Testa. Mente. Tutta colpa del
malditesta. È sparito, grazie alla Bayer.
4 commenti:
E' causa della primavera, come dell'autunno,stagioni di passaggio; i suoi echi atavici, che risuonano in noi, contrastano con la forte luce solare della ragione che ci fa porre, sentire, le solite domande, faacendoci sciovolare vero l'essere o l'avere Anche se io soffro la mancanza dell'avere, perchè ho scelto di 'non essere'.
''il mio nome è Legione'.'
Che inquietudine interiore mi suscita questa battuta!
Soffri di vertigini?
;-)
Bel post :))
Il primo testamento l'ho fatto a venticinque anni, poi solo piccoli rimaneggiamenti.
Io nel fuoco e poi nell'acqua: sono una temperata :))
Bara di cartone riciclato e se possibile grande fiesta.
Dici che mento con la testa? :))
Lunga vita a Helsinn Birex Pharmaceuticals Ltd.!
Buon sabato
Certa mente, cara Astime, che menti con la testa.
:-)
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