dici
che le famiglie degli sfruttatori
van
cadendo in rovina.
E
con questo?
Sì,
le famiglie degli sfruttatori
forse
vanno in rovina. E se non fosse?
Credi
che smetteranno di sfruttare, degenerando?
O
che a noi riuscirebbe meno duro
esser
sfruttati, se non degenerassero?
E
l'affamato
deve
continuare ad aver fame
se
a ricusargli il pane è un uomo sano?
Oppure
tu vuoi dirci
che
gli oppressori nostri sono già indeboliti?
Dovremmo
dunque
porre
le mani in grembo?
Simili
quadri già ce li dipinse,
caro
compagno, quel nostro imbianchino:
e
dall'oggi al domani ci toccò assaggiare la forza
dei
nostri sfruttatori decaduti.
O
forse avresti tu pietà di loro?
Dovremmo
versar lacrime
nel
vedere le cimici sloggiare?
Tu,
compagno, che mostrasti pietà
per
l'uomo senza nulla da mangiare,
avresti
ora pietà
di
chi si è rimpinzato
fino
a scoppiare?
Bertolt
Brecht, “Lettera al commediografo Odets”,
in Scritti teatrali (I),
Einaudi, Torino 1975
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