Ciò che stupisce dell'azione del governo Monti è che il suo modus operandi non fa altro che avverare le fosche previsioni di coloro che lo dipingevano e lo dipingono come il governo tecnico-politico emanazione dei poteri forti (leggasi con poteri forti: chi detiene il capitale).
Ne è prova anche questo annuncio di ieri rilasciato dallo stesso Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro dell'Economia ad interim:
«abbiamo predisposto dei veicoli, fondi immobiliari e mobiliari attraverso i quali convogliare in vista di cessioni, attività mobiliari e immobiliari del settore pubblico, prevalentemente a livello regionale e comunale»
In buona sostanza, per difendersi dall'attacco della speculazione finanziaria portato all'Italia dall'esercito dei Mercati, ci si arrende al nemico cedendogli (vendendogli) l'argenteria di famiglia: attività mobiliari (partecipazioni statali in settori strategici quali l'energia e l'industria) e/o attività immobiliari (immobili, appunto, e parte del demanio - che altro, sennò?).
Dico argenteria, infatti, in quanto per riuscire a vendere qualcosa, questa cosa dev'essere appetibile, attraente, ché i rami secchi non te li compra mica nessuno. Giacché un conto è vendere a brani Finmeccanica o le azioni dell'Eni o, finanche, siti ameni (spiagge, parchi, foreste di pregio); e un conto è vendere le cosiddette cattedrali nel deserto, o altre cose massimamente inutili e improduttive. A vendere la fontana di Trevi tutti siamo capaci, nevvero?
A parte.
Ma in fondo perché vendere? Non sarebbe meglio affittare e farsi pagare un bel canone?
Modesta proposta populista: Montecitorio e Palazzo Madama ospitano, in totale, 945 deputati. Nessuno di loro paga l'affitto. Poniamo che, d'ora innanzi, essi paghino 500 € mensili di canone. Facciamo la moltiplicazione:
945 x 500 = 472.500 € al mese, che moltiplicati per 12 fanno 5.670.000 € annui.
Bazzecole, di fronte alle migliaia di miliardi di debito pubblico, convengo. Ma possono essere un segno. Un segno da parte dell'Italia che non lavora.
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